Altra bufera sui test sierologici. Diasorin e San Matteo indagati

L'accusa: peculato. L'indagine della Procura di Pavia sull'accordo tra l'ospedale e l'azienda biotecnologica

Altra bufera sui test sierologici. Diasorin e San Matteo indagati

Documenti e apparati informatici sono stati sequestrati ieri, presso il San Matteo di Pavia e la Diasorin, in un'indagine della Procura pavese in cui risultano indagati i vertici della società biotecnologica e quelli dell'ospedale in prima linea nell'emergenza Covid in Lombardia. L'inchiesta è relativa all'accordo concluso tra la società e l'Istituto di cura a carattere scientifico per mettere a punto test sierologici.

Nel dettaglio - secondo quanto si legge in una nota diffusa dalla Procura - la società piemontese «sembrerebbe che sia stata favorita, a discapito di altre potenziali concorrenti» «trasferendo ad essa tutti i risultati delle attività di ricerca e sperimentazione effettuate dalla Fondazione Irccs San Matteo di Pavia, nel settore dei test sierologici per la diagnosi di infezione da Covid-19». L'indagine - con l'ipotesi di peculato - trae origine dalla denuncia di una società concorrente contro questo rapporto collaborativo instaurato tra l'istituto e la società piemontese. Il punto, secondo quanto ipotizzato dalla Procura, è che un accordo «stipulato senza gara» avrebbe reso possibile «un vantaggio economico per l'impresa piemontese». Ulteriori accertamenti sono in corso per delineare i rapporti esistenti tra Diasorin, Fondazione Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita e la società Servire S.r.l. tutte operanti presso l'Insubrias Biopark di Gerenzano.

Che fosse necessaria una gara lo contesta radicalmente il presidente del San Matteo Alessandro Venturi, uno degli indagati: «Non ha senso - per lui - parlare di una gara mancata». «È una cosa di una banalità estrema - la sua ricostruzione - un'azienda che ha inventato il suo dispositivo viene a validarlo nel nostro Irccs. Ma il dispositivo è di quell'azienda, non posso metterlo a gara. Siamo noi che siamo stati contattati dall'azienda. Diasorin ha scelto il San Matteo, non abbiamo scelto noi Diasorin». «Questo tra l'altro è un accordo come ce ne sono migliaia, non ha nessuna differenza rispetto ad altri stipulati altrove. Tanto è vero che altre aziende competitor, grandi multinazionali, non hanno battuto ciglio». Diasorin - ha fatto presente ancora Venturi - «aveva cominciato questo percorso per i test sierologici con l'Istituto Spallanzani di Roma. Poiché serviva casistica per questa attività ha proseguito con noi che l'avevamo». Venturi ha ricordato anche che «la magistratura amministrativa ha già confermato la bontà dell'operato nell'interesse della salute pubblica». La settimana scorsa, in effetti, una pronuncia del Consiglio di Stato, ribaltando una decisione del Tar lombardo, aveva «riabilitato» la regolarità dell'operazione concordata tra l'ospedale e la multinazionale farmaceutica.

Ma in un passaggio delle cinque pagine del decreto di perquisizione firmato dal procuratore di Pavia Mario Venditti e dal pm Paolo Mazza si legge che sarebbero emerse «evidenti anomali procedimentali».

Il titolo azionario di Diasorin ieri ha chiuso la seduta in calo, cedendo l'1,68%. Ma anche l'azienda ha preso posizione ufficialmente ribadendo «la correttezza del proprio operato» e «piena fiducia nell'esito degli accertamenti che saranno svolti dall'autorità giudiziaria».

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