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Altra ombra sul Sinodo: ecco il prete pro-pedofili

Don Gino Flaim: «I bimbi cercano affetto» Il vescovo di Trento si infuria e lo sospende

Non c'è pace in Vaticano. Un'altra notizia, che arriva nel pieno della discussione di vescovi e cardinali al Sinodo sul tema della famiglia, fa tremare i Sacri Palazzi. Dopo il caso di monsignor Krzysztof Charamsa, sospeso dal suo incarico in Vaticano per aver dichiarato di essere gay e di vivere con il compagno, ora alcune dichiarazioni choc di un sacerdote di Trento giungono come una bomba a orologeria.

«La pedofilia posso capirla, l'omosessualità non lo so», afferma don Gino Flaim, della parrocchia di San Giuseppe e San Pio X di Trento, intervistato da La7. «Io sono stato tanto a scuola - ha aggiunto il prete - e conosco i bambini. Purtroppo ci sono bimbi che cercano affetto perché non lo hanno in casa e alcuni preti possono anche cedere. E lo capisco». Parlando poi dell'omosessualità, il sacerdote ha aggiunto: «Le malattie vengono. Penso sia una malattia, e penso che a chi vive queste situazioni, pedofilia e omosessualità, ci sia molta sofferenza, perché si vede diverso e cerca di venirne fuori. È umano».

Le dichiarazioni del sacerdote trentino hanno fatto sobbalzare sulla sedia il vescovo che ha immediatamente diffuso una nota per sottolineare che «le sue parole non rappresentano in alcun modo la posizione dell'arcidiocesi di Trento e il sentire dell'intera comunità ecclesiale». E subito è giunta anche la notizia della sospensione di don Flaim da ogni incarico, bloccandone la «facoltà di predicazione».

Intanto si scaldano gli animi anche in Vaticano, nella seconda giornata di lavoro al Sinodo sulla famiglia. Anche se non previsto nel calendario dei lavori, Papa Francesco è voluto intervenire, ieri mattina, all'indomani di un intervento del cardinale Peter Erdo (relatore del Sinodo) che ha totalmente chiuso le porte alla possibilità di ricevere la comunione per i divorziati risposati e che ha suscitato numerose critiche, per precisare che la questione dell'ostia ai risposati è tutt'altro che chiusa. «Non dobbiamo lasciarci condizionare e ridurre il nostro orizzonte di lavoro come se l'unico problema fosse quello della comunione ai divorziati risposati - ha detto il Papa - e comunque la dottrina cattolica sul matrimonio non è stata mai toccata, nessuno l'ha messa in questione già nell'assemblea straordinaria, è conservata nella sua integrità».

Tuttavia il dibattito sul tema dell'indissolubilità delle nozze continua a tenere banco. Anche se, tra la linea più dura dell'esclusione della comunione ai divorziati risposati proposta dal cardinale Peter Erdo e quella di una maggiore necessità di dialogare con il mondo, spunta ora una terza ipotesi, più equilibrata, che potrebbe accontentare entrambe le fazioni.

La proposta è quella di creare «gruppi di riflessione su base locale, nazionale o continentale», perché potrebbero esserci soluzioni che variano da cultura a cultura. Monsignor Claudio Maria Celli ha precisato che «la questione sui divorziati risposati è totalmente aperta, come dimostra l'intervento del Papa». «Se tutto fosse finito con la relatio del cardinale Erdo, del resto, che ci staremmo a fare qui?», ha chiosato Celli smontando di fatto l'intervento del porporato ungherese.

Ma nella seconda giornata dei lavori hanno fatto capolino anche altri temi, come la violenza sulle donne, le unioni omosessuali, l'immigrazione, il problema dei non battezzati, la poligamia, le convivenze pre-matrimoniali, il ruolo dei sacerdoti nell'accompagnare il matrimonio.

E anche il linguaggio della Chiesa che «non deve escludere ma abbracciare nuove realtà».

Insomma, occorre «un linguaggio di misericordia» anche nei confronti degli omosessuali. «Non pietà ma rispetto delle persone, non sono outsider ma sono fratelli e figli e meritano rispetto».

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