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Altri sbarchi, hub strapieni. L'invasione senza tregua

A Lampedusa flusso continuo da Tunisia e Libia. A Civitavecchia i 156 migranti di Emergency

Altri sbarchi, hub strapieni. L'invasione senza tregua

Partono dalla Libia e dalla Tunisia. C'è il via libera. Arrivano tutti in Italia. Che vi siano condotti da una nave Ong, che arrivino su barconi poi intercettati dalle forze dell'ordine, che siano lasciati vicino alla costa da una nave madre e tentino di disperdersi sul territorio, l'Italia è sotto fuoco incrociato. C'è la pressione a cui sono sottoposti i centri di accoglienza che stanno sostenendo ritmi pari a quelli estivi, poi paradossalmente ci sono le tiratine d'orecchie all'Italia da più parti perché la sua linea dura sulle Ong e la richiesta all'Ue di responsabilizzarsi in tema di ripartizione di migranti suonano come ceffoni, per non parlare delle frecciatine dei «sinistri», trincerati dietro al falso buonismo dell'accoglienza a tutti i costi. Che di danni ne ha prodotti fin troppi. I numeri degli arrivi sono da capogiro. Tra sabato e domenica sono giunti 1635 migranti, venerdì 925 nella sola Lampedusa. Da qui è un viavai. Migranti che sbarcano e altri che si imbarcano per essere trasferiti su terraferma. Ma l'hotspot resta pieno. Dopo il trasferimento di 1.041 migranti di sabato, ieri nella struttura c'erano 2.871 ospiti. Qui una migrante con problemi cardiaci è morta dopo le dimissioni dal poliambulatorio. Aperta un'inchiesta. Per alleggerire l'hotpost, altri 600 hanno lasciato l'isola sulla Diciotti alla volta di Reggio Calabria, dove giungeranno oggi. Un gruppo resterà in Calabria, gli altri andranno in Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto. Ieri sono sbarcati a Lampedusa in 395, su 11 barchini. Di questi, 90 sono approdati autonomamente. E le partenze continuano. Alarm Phone ha lanciato l'Sos per un barcone con 55 persone partito da Benghazi. A Civitavecchia, dove sabato sono sbarcati i 31 migranti della Aita Mari, ieri è arrivata la Life Support di Emergency con 156 passeggeri, di cui solo 2 donne e 28 minori non accompagnati, presi a bordo il 16 febbraio. Provengono da Bangladesh, Pakistan, Sudan, Eritrea, Egitto, Gambia, Chad, Camerun, Senegal Mali, Nigeria, Costa d'Avorio e Guinea Konakri. Raccontano le violenze subite in Libia, di cui, alcuni, portano i segni. «Tra questi dice il capomissione Emanuele Nannini - un ragazzo con la mandibola fracassata». «Oggi è il primo giorno della mia vita» dice Iusef che in Libia è stato diviso dal fratello. Keda ha viaggiato «solo per 2 anni» e ripensa ai genitori. «Ripartiremo per un'altra missione» è la sfida della Ong, che denuncia «l'indifferenza e la miopia delle istituzioni che da un lato non garantiscono canali sicuri per venire in Europa e dall'altro stanno facendo di tutto per fare in modo che la frontiera più letale dell'immigrazione sia completamente lasciata scoperta». Le lamentele delle Ong sull'assegnazione di «porti lontani» stavolta giungono per bocca del presidente del Municipio Roma VIII, Amedeo Ciaccheri, che con dei consiglieri comunali di Verdi e Sinistra parla di «prevaricazione del governo che ha costretto ad ulteriori 3 giorni di navigazione la #lifesupport». Ma il Viminale non retrocede rispetto alla decisione di interessare tutti i porti per alleggerire Sicilia e Calabria. Intanto tocca pagare la riparazione di nave Iuventa, ferma a Trapani dal 2017 per il processo su possibili contatti tra equipaggio e trafficanti.

La denuncia sull'«abbandono e il deterioramento della nave» era stata presentata dall'equipaggio che ora auspica l'individuazione di responsabilità.

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