Cronache

Altro che Europa solidale tornano le frontiere Schengen non esiste più

Dall'Austria alla Slovenia, confini chiusi all'Italia. Allarme per la fornitura di merci

Altro che Europa solidale tornano le frontiere Schengen non esiste più

Schengen addio, tornano i confini nell'Unione europea. La decisione non è stata presa a Bruxelles, ma è un dato di fatto. L'epidemia, prima sottovalutata, ora fa paura. Ormai ogni Paese membro ha cominciato a prendere decise precauzioni contro il Coronavirus e il primo passo è stato proprio quello di alzare muri che prima non c'erano. A poco è servito l'intervento di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, che ha messo in guardia contro la chiusura unilaterale delle frontiere. «Il mercato unico deve funzionare. Non è positivo quando uno Stato membro adotta misure unilaterali, questo ha un effetto domino, impedisce che i rifornimenti raggiungano pazienti e ospedali», ha spiegato la leader europea.

Ma le sue parole si sono perse nel vento della paura del contagio. D'altronde i numeri parlano chiaro: in Spagna ci sono 4334 casi di contagio, in Germania 3156, in Francia 2882, e in tutti Paesi sono in crescita anche i decessi. E così l'Europa, in preda alla pandemia, ha cominciato a rinunciare a uno dei suoi pilastri: la libera circolazione. È vero che in caso di emergenza o di minaccia si possa derogare a Schengen, però non si era mai visto, da quando è entrato in vigore il Trattato, un blocco così repentino delle frontiere.

A farne per primo le spese è stato il nostro Paese. L'Austria ha emesso un decreto di chiusura per 47 valichi con l'Italia. Nel restano aperti solo quattro, uno dei quali, Tarvisio, sarà transitabile solo dalle 6 alle 21. Le code al Brennero non superano i 5-6 km e rispetto a giovedì, quando hanno raggiunto i 90 km, ma i disagi permangono. E aumenteranno per il traffico merci, dopo che anche la Slovenia ha alzato un muro alla frontiera italiana. Lubiana ha infatti vietato l'ingresso a tutti i camion oltre i 35 quintali. Possono entrare solo i veicoli pesanti italiani che consegnano in Slovenia merci deperibili. Gli altri tornano indietro e sono costretti a prendere la via dell'Austria per raggiungere i Balcani o l'Est europeo. La Repubblica Ceca ha istituito controlli ai confini con Germania e Austria e bloccato l'ingresso a chiunque arrivi da 15 Paesi europei, compresi Francia e Gran Bretagna. Ma anche la frontiera fra Germania e Francia ha visto tornare dopo anni il controllo di polizia. Il contagio da Covid-19 si sta diffondendo rapidamente in tutto il Vecchio Continente e molti Paesi ora cominciano ad adottare quelle misure che in Italia sono già in vigore da tempo. Scuole e università chiuse, infatti, in Francia, Portogallo, Belgio e in diversi Land tedeschi. In Spagna è stato dichiarato lo stato d'emergenza mentre in altre nazioni, come Austria e Belgio, è stata predisposta anche la chiusura di tutti i negozi.

«Prima si chiude Schengen e meglio è», ha affermato il leader della Lega, Matteo Salvini, parlando con i giornalisti prima di donare il sangue all'Avis di Milano. «Ogni giorno perso sono morti in più ha aggiunto - Prima si chiude e prima ci si cura anche a livello di frontiere». L'appello di Salvini è rivolto a Bruxelles, anche se ormai i Paesi membri dell'Ue vanno avanti per conto proprio. Quello che preoccupa ora sono gli approvvigionamenti. Una chiusura tout court delle frontiere potrebbe limitare quel traffico merci che garantirebbe non solo le forniture ai supermercati ma anche a ospedali e farmacie. E l'isolamento dell'Italia, dopo voli e vie terrestri, arriva anche per mare. Molti porti esteri stanno chiudendo le porte alle navi italiane a causa del Coronavirus.

«Le notizie che stiamo ricevendo da diversi Paesi, sia terzi sia purtroppo Stati dell'Ue, relative all'interdizione dei porti alle navi che abbiano fatto scalo negli ultimi 15 giorni in Italia - scrivono in una lettera le associazioni che rappresentano gli armatori e gli agenti marittimi - sono estremamente preoccupanti».

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