Milano - Due donne aggredite in 48 ore, una riesce a sfuggire allo stupro, l'altra deve subire l'oltraggio. Non in estrema periferia, non in un'area dismessa, non di notte, ma, elemento che lega i due episodi, a mezzogiorno e in due località estremamente «trafficate» di Milano. Il Naviglio Grande, paradiso di runner e ciclisti, sempre affollato, e via Bocconi, a ridosso della famosa università. E, altro motivo ricorrente, sempre stranieri gli aggressori: uno preso gli altri invece fuggiti.
C'è qualcosa che non funziona in questa città se una donna di 40 anni, non può correre liberamente sui Navigli, senza rischiare. Anche perché la zona dove è stata aggredita non è nuova a episodi del genere. È infatti meta preferita di cicloamatori e runner ma anche di bande di predoni che tendono agguati per derubare i malcapitati. Un paio di anni fa 4 «zingaroni» aveva preso a martellare chiunque passasse, fino a quando, dopo una quarantina di rapine, l'agguato lo tesero i carabinieri a loro. Nonostante le premesse, e le promesse, l'argine è rimasto abbandonato a se stesso, ancora pieno di piccoli insediamenti di nomadi, niente telecamere ne controlli delle forze dell'ordine. Mercoledì alle 13 la donna sta rientrando dalla consueta corsa, si ferma a bere a una fontanella quando le sono addosso in tre, forse quattro. Non saprà poi specificare la nazionalità, ma giurerà che erano stranieri. Le mani frugano sotto gli abiti, li strappano. Lei tenta di ribellarsi e spunta un oggetto acuminato, forse un taglierino, forse un coccio di vetro con il quale i bruti infieriscono sul corpo, sul volto. Poi l'aggressione cessa improvvisamente. Forse il branco è stato distratto da qualcosa o qualcuno. La povera donna riparte di scatto, copre in un baleno il chilometro e mezzo che la separa dal circolo Canottieri dove sviene tra le braccia della segretaria.
Passano un paio di giorni, l'ora è più o meno la stessa. Una ragazzina di 18 anni, viene avvicinata da un egiziano di 39, clandestino ovviamente. La sua fedina è una sorta di Bignami del codice penale: reati contro il patrimonio, la persona e, dulcis in fundo, stupefacenti. Come possa rimanere in Italia un simile soggetto resterà sempre un mistero per i «poveri di spirito». Comunque è proprio in qualità di pusher che viene avvicinato dall'incauta adolescente in cerca di trasgressione. Chiede un po' di «roba» l'altro si offre di fornirla. «Ma non qui davanti a tutti, seguimi». Il clandestino le fa strada, entra in un edificio di via Bocconi, a ridosso della famosa università economica. Insieme scendono le scale, si avvicinano alla porta del locale caldaie che viene buttata giù con un calcione. E qui avviene la violenza, condita dalle botte per vincere la disperata resistenza della ragazzina.
Poi il bruto abbandona la giovane a terra, piangente, sconvolta e seminuda e se ne esce all'aperto. Come nulla fosse si siede in una panchina del parco fiero del suo «successo», mentre la vittima lentamente si ricompone, sale faticosamente le scale. Non sa cosa fare e così per prima cosa, chiama al telefono una coetanea. L'amica si precipita, raccoglie il racconto e chiama subito i carabinieri fornendo una dettagliata descrizione del bruto. Un equipaggio arriva al volo e lo becca ancora stravaccato sulla panchina.
Il tempo di verificare la versione della vittima (la porta sfondata del locale caldaie, le tracce dello stupro, confermato anche dai medici della clinica ginecologica Mangiagalli) e l'egiziano finisce in manette. In modo che al prossimo arresto, possa aggiungere alla lista dei suoi reati anche la violenza carnale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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