Nell'attesa che un giorno i processi in Italia abbiano una «ragionevole durata», il Parlamento - salvo ritocchi e «armonizzazioni» (probabili) - sta rischiando di trascinare a una durata decisamente irragionevole, quasi 22 anni, la prescrizione per i reati di corruzione. Tutto per l'effetto del combinato disposto di due ddl. Il decreto anticorruzione (che oggi dovrebbe ricevere il via libera in commissione per approdare in Aula venerdì e diventare legge la settimana prossima) e quello - ora al Senato - che modifica la prescrizione. Il primo come detto è in dirittura d'arrivo. Terminato l'esame in commissione, dopo che nel vertice di maggioranza di ieri Ap ha annunciato il ritiro degli emendamenti, arriva in Aula con lo stesso testo approvato in Senato a inizio aprile. Che prevede, tra l'altro, oltre alla reintroduzione del falso in bilancio, l'innalzamento delle pene per i reati di corruzione. In particolare la pena massima per la corruzione propria, finora fissata a 8 anni, arriva a dieci anni.
L'inasprimento ovviamente ha decisivi effetti anche sulla «nuova» prescrizione per i corruttori. Che, se modulata secondo il testo del disegno di legge ora in Senato che ha «rinforzato» i termini, sarà quasi a vita. Rispetto ai 7 anni e mezzo previsti dalla legge ex Cirielli, il tempo per estinguere il reato quasi triplica, arrivando addirittura a 21 anni abbondanti. Per calcolare il termine di prescrizione si parte dal nuovo massimo della pena edittale (10 anni) aumentato della metà, e non più di un quarto. Ai 15 anni si aggiungono le sospensioni alla prescrizione previste dal ddl ora a Palazzo Madama: due anni in caso di condanna in primo grado, un anno dopo la condanna in appello. La prescrizione per i reati di corruzione, già così «maggiorenne», potrebbe poi spingersi fino a 21 anni e 9 mesi con la norma che prevede che le eventuali interruzioni possano comportare l'aumento al massimo di un quarto del tempo necessario alla prescrizione di base (che è di 15 anni), ossia altri 3 anni e 9 mesi.
Un'eternità, appunto. Con un termine che sfiora i 22 anni sembra molto più probabile che i corruttori possano uscire dal processo perché passati a miglior vita, e non per l'effetto della prescrizione.
Se questo è lo scenario, è probabile che qualche elemento cambi, e che i 22 anni - che in molti giudicano un termine abnorme - si accorcino almeno un po'. Il ritiro degli emendamenti al ddl anticorruzione da parte di Ncd è un segno che il Pd abbia deciso di concedere all'alleato un «contentino» almeno su questo punto, ottenendo un via libera immediato per il ddl sulla corruzione alla Camera, per poi intervenire e contenere la durata della prescrizione modificando, o «armonizzando» il testo dell'altro disegno di legge.
Il Guardasigilli Andrea Orlando annuncia infatti un probabile ritorno a Montecitorio del ddl sulla prescrizione. «Faremo un approfondimento sulla prescrizione.
Ci sono le condizioni per fare dei ritocchi per armonizzare il testo sia con il ddl anticorruzione sia con quello di riforma del processo penale», ha commentato ieri il ministro della Giustizia. Ribadendo che resterà la «specificità dei reati di corruzione», ossia una prescrizione «più lunga», non per «severità» ma «perché si tratta di reati che spesso si scoprono molto dopo essere stati commessi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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