Altro che TeleMeloni, dominano i dem

I dati dell'ultimo report dell'Agcom smentiscono la favola di una tv governativa

Altro che TeleMeloni, dominano i dem
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C'è una leggenda metropolitana, molto dura a morire, che racconta come in Italia ci sia un grosso problema di libertà di informazione. Una fake news sostanziale che viene rilanciata ad hoc da centri studi esteri (male)informati e imboccati da fonti nostrane altamente interessate e rinfocolata da giornalisti in cerca di martiri inesistenti. Il tutto a uso e consumo della sinistra di casa nostra, sempre pronta ad alzare il livello dello scontro denunciando dittature immaginarie. Fake news che viene propalata in coro dalla stampa progressista, con il paradosso che - affermando pubblicamente l'esistenza di una censura -, di fatto smentisce l'esistenza della censura stessa. Due giorni fa, intervistata da la Repubblica, la segretaria del Pd Elly Schlein ha contribuito a rilanciare questa falsa credenza: «I suoi riferimenti (di Giorgia Meloni, ndr) sono gli autocrati che vogliono comandare, non governare con metodo democratico. E lo sta dimostrando: sulla libertà di stampa che diverse organizzazioni internazionali segnalano a rischio, sulle leggi bavaglio, sui decreti che reprimono il dissenso. È un tratto identitario della destra illiberale a ogni latitudine, alla quale Meloni e Salvini purtroppo appartengono». Queste le parole della numero uno dem, ma vediamo i numeri diffusi dall'ultimo report dell'Agcom (Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni) sul pluralismo nei media nello scorso febbraio.

Al Tg1 il tempo di parola di Fdi è stato il 16%, segue il Pd con il 14%. Una distanza minima, giustificata anche dal ruolo governativo del partito. Al Tg2 siamo già alla parità: 16% a testa. Al Tg3 c'è il sorpasso: 14% al Pd e 13% a Fdi. In tutti i tg di Mediaset (Tg4, Tg5, Studio Aperto e Tgcom24), La7 e Skytg24 il Partito Democratico è ampiamente davanti a Fratelli d'Italia e in taluni casi addirittura ne doppia il tempo di parola. Passando alle classifiche dei soggetti del pluralismo sociale dei tg, lo scenario non cambia di molto. Per il Tg1 al primo posto c'è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (7,98%), seguono Elly Schlein (5,61%), Giuseppe Conte (5,55%) e infine Giorgia Meloni (4,45%). Stesso podio per il Tg2. Invece per il Tg3, dopo Mattarella, seguono Conte, Schlein, il Papa, Salvini e poi la premier. Ma le sorprese non finiscono qui: nel prime time e nella seconda serata del primo e del secondo canale della televisione pubblica svetta il Movimento 5 Stelle rispettivamente con il 24% e il 23%. Altro che teleMeloni. Dinamica simile nella stessa fascia oraria di Mediaset dove il partito guidato da Elly Schlein arriva a toccare il 30% del tempo di parola. Su La7 la Schlein domina incontrastata il ranking della popolarità nei vari telegiornali. Insomma, a giudicare dai dati dell'Agcom, nel sistema dell'informazione televisiva italiana la democrazia, per fortuna, gode di ottima salute e le opposizioni, come è giusto che sia, hanno un ampio spazio di azione e di esposizione delle proprie. Per non parlare della carta stampata, della galassia social e on line, dove il mondo progressista e le componenti anti governative sono ampiamente rappresentate. Insomma, numeri alla mano, non si capisce dove sia la deriva illiberale e antidemocratica denunciata a reti unificate (nel senso letterale) dalla sinistra.

Basterebbe accendere la televisione su qualsiasi canale, a partire da quelli del servizio pubblico fino ad arrivare alle emittenti private, per accorgersene. La fake news di Schlein e soci è plasticamente smontata dai fatti.

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