Un altro martire in divisa. Quella lunga scia di sangue

Aumentano le aggressioni nei confronti delle forze dell'ordine in servizio e durante i controlli su strada

Un altro martire in divisa. Quella lunga scia di sangue
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L'uccisione del brigadiere dei Carabinieri Carlo Legrottaglie è solo l'ultima tragica morte di un uomo delle forze dell'ordine mentre si trovava in servizio. Negli ultimi anni sono infatti avvenuti numerosi episodi in cui Carabinieri e poliziotti hanno perso la vita e sono talmente numerose le violenze nei confronti di uomini e donne in divisa che è difficile avere un quadro completo. Secondo la lista «Vittime del dovere» del Ministero dell'Interno (in cui rientrano gli «operatori di polizia e altri dipendenti pubblici deceduti o che abbiano subìto un'invalidità permanente in attività di servizio»), dal 1961 al 15 aprile 2019 si conterebbero 3.776 militari feriti o deceduti in servizio con una media pari a circa 65 caduti all'anno.

Il sito cadutidipolizia.it riporta invece 464 caduti appartenenti alla sola Polizia di Stato (a cui perciò vanno aggiunti Carabinieri e membri delle altre forze dell'ordine) dal 1 aprile 1981 ad oggi di cui ben 33 assassinati.

A questi dati bisogna sommare le aggressioni, basti pensare che nel solo 2024, secondo l'Osservatorio ASAPS «Sbirri Pikkiati», sono state registrate 2.695 aggressioni fisiche alle forze dell'ordine durante i controlli su strada in Italia.

Gli episodi più tragici portano però purtroppo il nome e il cognome dei servitori dello Stato uccisi mentre svolgevano il proprio lavoro. ll 25 aprile 2011 l'appuntato Antonio Santarelli, durante un posto di blocco nei pressi di un rave party a Pitigliano, in Toscana, viene aggredito insieme al suo collega da quattro ragazzi che, usando un palo di legno, li picchiano alle spalle, dopo un anno di coma Santarelli muore a 43 anni.

Il 27 gennaio del 2016 viene ucciso il maresciallo Antonio Taibi nella sua casa a Carrara per una vendetta da parte del padre di due uomini condannati per droga, nello stesso anno il sottufficiale Silvio Mirarchi viene ucciso in servizio a Marsala da un colpo di pistola sparato durante un appostamento nei pressi di una serra illegale adibita alla coltivazione di cannabis. Il 2019 è un anno particolarmente tragico: il 13 aprile in provincia di Foggia a Cagnano Varano, Vincenzo De Gennaro, maresciallo dei Carabinieri di 47 anni, viene ucciso da un pregiudicato che estrae una pistola sparando contro i militari durante un controllo. Due mesi dopo, il 17 giugno a Terno d'Isola a Bergamo, Emanuele Anzini, appuntato scelto dei Carabinieri di 41 anni è travolto e ucciso da un automobilista ubriaco durante un posto di controllo. Il 26 luglio dello stesso anno a Roma viene ucciso il vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega accoltellato a morte da un cittadino americano, Elder Finnegan Lee, durante un intervento. Il bilancio di sangue non finisce qui perché il 4 ottobre a Trieste Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, due agenti di polizia, vengono uccisi a colpi d'arma da fuoco nella Questura di Trieste da un criminale che aveva disarmato un agente durante un fermo.

Come se non bastasse, Carabinieri e poliziotti finiscono quasi ogni giorno nel mirino di centri sociali, collettivi, gruppi radicali che promuovono cortei non autorizzati in cui gli uomini e le donne in divisa finiscono spesso oggetto di violenza e aggrediti. Circostanze che dovrebbero far riflettere chi, anche politicamente, si oppone a dare maggiori tutele alle forze dell'ordine.

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