
Due morti in 48 ore dopo l'uso del taser da parte dei carabinieri. Due casi simili che riaccendono il dibattito sull'uso della "pistola elettrica". Sabato sera, a Olbia, il 57enne sassarese Gianpaolo Demartis viene intercettato dai carabinieri mentre, in stato di agitazione e presumibilmente sotto l'effetto di droga, sta infastidendo i passanti. L'uomo aggredisce anche i carabinieri, ne ferisce uno, e gli uomini dell'Arma dopo averlo avvertito invano usano il taser per immobilizzarlo. Demartis crolla a terra, poi in ambulanza muore per arresto cardiaco: secondo i suoi familiari era cardiopatico. E i militari coinvolti si ritrovano indagati dalla procura di Tempio Pausania. La sera dopo, in Liguria, a Sant'Olcese, il 41enne Elton Bani dà in escandescenza e i vicini chiamano i carabinieri. Che, per fermare l'uomo, di origini albanesi, usano ancora il taser. E anche in questo caso, l'esito è fatale: all'arrivo dell'ambulanza i sanitari ne possono solo constatare il decesso, e i carabinieri finiscono indagati anche qui.
Che il taser sia un'arma, anche se "less lethal", è noto. Ma il tragico esito dei due episodi innesca reazioni immediate e di segno opposto. Mentre il fratello della vittima sarda chiede "verità" sulla morte di Demartis, l'avvocato Maria Paola Marro, legale dei carabinieri coinvolti, spiega che per quanto "profondamente dispiaciuti" i suoi assistiti "hanno operato nel totale rispetto delle procedure e hanno svolto il loro lavoro in maniera proporzionata, a tutela dell'incolumità propria e dei cittadini". Anche il Sic, il sindacato dei carabinieri, ribadisce che il militare prima di usare il taser avrebbe avvisato per tre volte Demartis, senza riuscire a calmarlo.
Ma non tutti la pensano così. La garante dei detenuti della Sardegna, Irene Testa, per esempio. "Ancora una morte con il taser", attacca, chiedendosi se "si può ancora consentire l'uso di strumenti di tortura legalizzata". Il precedente a cui fa riferimento è la vicenda di Riccardo Zappone, il 30enne morto a giugno a Pescara dopo essere stato fermato col taser dalla Polizia. Ma l'autopsia, in quel caso, aveva escluso che lo strumento avesse causato il decesso.
Lapidario Matteo Salvini. "E adesso che nessuno se la prenda coi Carabinieri, che hanno difeso sé stessi e dei cittadini aggrediti, facendo solo il proprio dovere", spiega via social il ministro dei Trasporti e vicepremier. Anche il sottosegretario all'Interno, il leghista Nicola Molteni, difende il taser, "strumento efficace e fondamentale di deterrenza e sicurezza anche per gli operatori di polizia per evitare l'uso di armi ben più aggressive", avvertendo: "puntiamo a implementarne l'uso". La gara nazionale venne vinta a luglio di 4 anni fa dalla statunitense Axon, che si è occupata così della fornitura di 4.482 taser modello X2 alle forze dell'ordine italiane. E nel protocollo di utilizzo dell'arma si invitano gli agenti ad avvertire l'obiettivo prima di sparare, e di farlo con ogni cautela, evitandone l'uso quando vi siano rischi di incendio o caduta, o contro persone fragili o cardiopatiche.
Il problema, ovviamente, è che non sempre è facile per usare un eufemismo conoscere le condizioni mediche di qualcuno che costituisce una potenziale minaccia. Così, appunto, la doppia morte per taser del fine settimana accende le polemiche.
E se Stefano Paoloni del sindacato di Polizia Sap invita a "non strumentalizzare lo strumento che sta dando ottimi risultati", il deputato Avs Filiberto Zaratti ringhia: "Salvini e la Lega possono strillare quanto vogliono, ma è evidente che esiste un problema con questo strumento che va bloccato".