Roma - Partito come outsider cinque anni fa, subito soprannominato Giggino 'a manetta per i trascorsi da Pm, l'uscente Luigi de Magistris ora pensa in grande. Ultimo dei mohicani del movimento dei sindaci «arancioni», non è venuto a patti con il potere piddino ma, anzi, quasi alle mani con l'ultimo dei suoi interpreti, Matteo Renzi. Il duello con il premier ha contrassegnato fortemente la sua campagna elettorale, al punto da sottovalutare lo sfidante Lettieri (finora i numeri gli darebbero ragione, ma mai dire gatto...) per concentrarsi nel perfezionamento di uno schema vincente che Giggino sogna di esportare sul mercato della politica nazionale.
Uno schema che in città gli ha consentito di saccheggiare il bacino di voti grillino, scavalcandoli nel populismo. Così che M5S a Napoli al primo turno non ha raggiunto neppure quota 10 per cento, e si è visto costretto a presentare un candidato originario del Nord, il monzese juventino Brambilla, quasi una rinuncia dichiarata alla contesa con de Magistris. Il prossimo passo del sindaco, che si aspetta una vittoria travolgente, sarà così la nascita di un movimento politico nazionale, «non leaderistico ma popolare per andare oltre i confini di Napoli... Una soggettività politica anomala, fondata sulla democrazia partecipativa. A noi interessa costruire un movimento politico che si connetta con le grandi città, una rete dal basso».
Già nelle ultime settimane l'ispirato De Magistris s'era paragonato a Podemos versione vesuviana, con l'ambizione di «poter dialogare con Barcellona, Atene e Bruxelles» quasi da pari a pari, spiegava, come una «Podemos del Mediterraneo, i Napoletanos...». Ma ora, alla vigilia dell'ultimo sforzo, il progetto di Giggino sembra prendere corpo con la sua dichiarata profferta in casa grillina («ci sono tutte le condizioni per un lavoro insieme»), che è stata subito rispedita al mittente dall'esponente del direttorio di casa a Napoli, Roberto Fico. Una chiusura che è apparsa comunque attenta alle sfumature: «In questo momento non ci interessa, noi lavoriamo con tutti, ma il movimento di de Magistris si basa su una sola persona, non c'è capacità di rete, è tutto tarato sul profilo di una persona. Se scompare de Magistris scompare il movimento...».
Mossa tattica per allettare il 9,5 per cento di voti grillini, oppure Opa per diventare leader di un Movimento nel quale, per ora, comandano davvero solo le impalpabili logiche della Casaleggio Associati? Ardua la domanda, ancor più l'impresa. Al ballottaggio si capirà se è un sogno, o se i sogni aiutano soltanto a vivere meglio.
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