Pagina 21, pagina 17, pagina 20, pagina 14, in prima pagina nemmeno a pagare. Eppure le accuse sono pesanti, i nomi tirati in ballo eccellenti (presidenti ed ex presidenti di Regione come Chiamparino e la Bresso, assessori, attori celebri, giornalisti famosi, e anche qualche magistrato di primissimo piano, nome ancora sotto riserbo...), e non si tratti di chiacchiere da bar ma di dichiarazioni rese ai magistrati in un processo. Eppure in questi casi la stampa italiana si scopre campione mondiale di garantismo: «fango», «l'ultimo tentativo di salvarsi», «accuse da provare», «pioggia di smentite a querele» (solo annunciate, si fa sempre così), verbi al condizionale, nomi occultati, interviste-paracadute agli accusati per far capire che insomma, quello lì è un delinquente, mica crederete a lui? Dipende, però, dai casi.
Può capitare che le parole di un boss mafioso pluriomicida, di una prostituta, del più spregiudicato degli affaristi o dell'ultimo ladro di polli vengano ritenute senz'altro affidabili per farci un titolo d'apertura di giornale, o una puntata di talk show , mentre quelle dell'ex patron del premio Grinzane Cavour, il professor Giuliano Soria, un tempo stracoccolato dai giornali ricambiati da pranzi luculliani a sbafo, regalìe, gettoni generosi siano invece da prendere con estrema cautela, relegate più indietro possibile, sottolineando che si tratta di «un condannato in primo grado per peculato», dunque un criminale privo di attendibilità.
Le confessioni di Soria, in effetti, sono parecchio imbarazzanti, specie per i giornali coinvolti. Come Repubblica , con il suo Corrado Augias, titolare della rubrica «La posta dei lettori», uno degli accusati da Sorìa per il gran banchetto di fondi pubblici attorno al Grinzane (per cui l'ex patron si è preso una condanna in primo grado a 14 anni e sei mesi), quello a cui rinfaccia la maggiore «voracità» («era assillante nei pagamenti in nero sfiorando l'indecenza»). Vista la rassegna stampa, con cordone sanitario a protezione dei vip tirati in ballo, l'ex fondatore del premio letterario è incazzato più di prima: «Augias dice che è fango? Che ha dichiarato tutto? Allora tiri fuori le ricevute dei pagamenti, vediamo, lo sfido pubblicamente! Chiedeva 8mila, 10mila euro a evento, e ne avrà fatti una quindicina con noi, li voleva in nero, i miei collaboratori che trattavano con lui al telefono ricordano tutto. Su Augias potrei raccontare altre cose da far arrossire...», attacca Soria, che racconta di pagamenti in nero anche a Sergio Chiamparino, in un bar a Torino, anche lì con una persona presente («Mica ero fesso a dare quei soldi così, senza testimoni. Mi quereli Chiamparino se ha il coraggio oppure si dimetta!»), contanti in busta ad attori famosi, regali costosi, viaggi intercontinentali, ricevimenti da 30mila euro, chiesti e ottenuti dai vip amici. Uno dei nomi è quello di Alain Elkann, giornalista e scrittore, padre di John Elkann presidente della Fiat, editore della Stampa e azionista del Corriere della sera . Anche su Elkann Soria va giù pesante («era sempre lì a cercare di accaparrarsi qualcosa, si faceva pagare viaggi e feste»). La Stampa , quotidiano di Torino (come il tribunale dove si celebra il processo), evita di mettere il nome di Elkann nella titolazione e nelle foto, c'è in una riga del pezzo, mentre nelle pagine torinesi la notizia dei (presunti) soldi in nero viene data così: «Getta fango per difendersi». Il titolo cioè non è sulle accuse, come si usa di solito, ma sulla difesa degli accusati.
Sul Corriere il nome scivola tra i tanti, mezza pagina è per la difesa, con Placido che dà del «fesso» a Soria, Augias «sconvolto» dalla brutalità, Giancarlo Giannini altro grande attore ospite del premio - che gioca a perdere la memoria («Sorìa, Sòria, Sorèl, non so chi sia. Ma se insiste lo querelo!»). Tutti innocenti fino a prova contraria, come da manuale di garantismo. A seconda dei casi.
È l'anno in cui ha chiuso i battenti, con la messa in liquidazione della società, il premio Grinzane, dopo lo scandalo che ha
coinvolto Soria. Il premio era stato fondato nel 1982Sono gli anni, per l'esattezza 14 anni e sei mesi, a cui è stato condannato in primo grado Giuliano Soria, l'ex patron del premio Grinzane. Ora è in corso il processo d'appello
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