Ecco le domande che restano sulla morte del killer di Berlino

La coincidenza inquietante. E come si è spostato il tunisino dentro a Milano?

Ecco le domande che restano sulla morte del killer di Berlino

Milano - Coincidenze assai singolari, domande senza risposta, contraddizioni vistose. La fuga e la morte di Anis Amri avranno bisogno di chissà quanto tempo per venire ricostruite con chiarezza. Per ora, è inevitabile notare che alcuni passaggi sfuggono a una ricostruzione logica: sia nei comportamenti di Amri che nelle ore successive alla sua morte.

La più vistosa è la vicinanza tra la piazza dove il tunisino ha trovato la morte, a Sesto San Giovanni, e il capannone di Cinisello Balsamo da cui era partito il camion Scania, guidato dal polacco Robert ukasz Urban, con cui Amri - dopo avere ammazzato l'autista - compie la strage a Charlottemburg. Sesto e Cinisello sono confinanti, quasi la stessa città. Se non si tratta di una «inverosimile coincidenza», come la definisce il questore De Iesu, può voler dire che il percorso del tir è stato monitorato fin dall'inizio, in vista del suo dirottamento, e che in qualche modo ieri Amri volesse ricongiungersi ai suoi complici.

La seconda riguarda gli spostamenti di Amri dopo l'arrivo a Milano, nella serata di giovedì. Se arriva dalla Francia l'approdo è a Milano Centrale, da cui è agevole raggiungere Sesto con la metropolitana che a quell'ora, però, non è più in funzione, ha cessato il servizio. Amri in Centrale viene immortalato dalle telecamere, intorno all'una. È da solo. Ma come fa a raggiungere da lì Sesto San Giovanni? Treni a quel punto non ce ne sono più. Esiste un servizio di autobus sostitutivi del metrò, ma la linea per Sesto passa distante dalla Centrale, in piazzale Loreto oppure a piazza Lima. Come fa il tunisino in fuga e braccato, che in teoria non conosce la città, ad arrivare a prendere l'autobus? E i mezzi di superficie dell'Atm, tutti dotati di telecamera di bordo, perché non registrano la sua immagine?

E c'è, soprattutto, la domanda di fondo: è stato davvero un controllo casuale? O (come peraltro, nel disordine delle prime versioni, affermavano anche fonti autorevoli) i movimenti del fuggiasco erano in qualche modo già sotto controllo? Di certo c'è che alle tre di notte, davanti alla stazione di Sesto, Amri non era l'unico a poter richiamare l'attenzione. Dentro e all'esterno della stazione, come racconta la barista, «di notte c'è un sacco di gente». Senzatetto, profughi, stranieri. Eppure a venire fermato e controllato dalla volante è solo Amri. Fiuto soprannaturale, botta clamorosa di fortuna, o cos'altro?

Certo, se Amri fose stato nel mirino, ad aspettarlo a Sesto ci sarebbero stati i Nocs e non due agenti tra cui un ragazzo inesperto. Ma gli interrogativi restano.

E poi c'è la signora Elia, che abita proprio sopra il luogo del conflitto a fuoco. «Io gli spari non li ho neanche sentiti. Ma alle tre e mezza mi hanno svegliato i poliziotti che volevano sapere se avevo visto qualcosa». Cosa poteva avere visto?

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