Anche l'Italia ora entra nel Consiglio di diritti umani

Anche l'Italia, così come gli altri 17 candidati votati nel pomeriggio di ieri dall'Assemblea generale Onu, si è guadagnata un seggio nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Il risultato, insieme all'alto numero di voti a favore (180 su 193), ha fatto esultare il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Il titolare della Farnesina ha detto che l'Italia, nel suo mandato triennale, intende concentrarsi sui «temi che reputa prioritari»: la condanna di ogni forma di xenofobia, il contrasto delle discriminazioni religiose, la protezione dei minori, la tutela delle persone con disabilità, la parità delle donne nella società, la lotta contro ogni tratta di esseri umani, lo stop alla pena di morte nel mondo e la tutela del patrimonio culturale.

Ma il voto di ieri, che è andato a rinnovare un terzo dei 47 membri del Consiglio, ha concesso l'ingresso anche a Eritrea, Filippine, Bahrain, Bangladesh, Camerun e Somalia. Tutti Paesi su cui le organizzazioni che si occupano di diritti umani avevano lanciato l'allarme. Anche perché l'organismo già vede tra i suoi Stati membri la Cina, che ha appena ammesso l'esistenza di «campi di rieducazione» per la minoranza musulmana uigura, e l'Arabia Saudita, ora nel mirino per il caso Khashoggi. Secondo le Ong in cima alla lista di chi, quel posto, proprio non se lo merita ci sono l'Eritrea, il cui regime è considerato tra i peggiori al mondo, e le Filippine, dove la guerra alla droga del presidente Rodrigo Duterte ha ucciso migliaia di civili. Ma anche il Bahrein, dove i gli oppositori vengono imprigionati, o il Camerun, dove la minoranza anglofona è stata a lungo perseguitata.

Proprio per queste anomalie a giugno gli Usa si sono ritirati dall'istituzione, definita «ipocrita» e «protettrice di chi abusa dei diritti umani». La Ong Human Rights Watch ha avvertito: «Così si perdono credibilità ed efficacia».

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