Il tricolore è nato quasi un secolo prima dell'Italia. Così come il senso dei suoi colori, il bianco e il rosso in special modo, si rifanno ad una rivoluzione liberale, ma anche giacobina, come quella francese. La nostra bandiera italiana nasce per davvero con il Risorgimento. Con il tentativo da parte di una elite più liberale che giacobina, di cacciare lo straniero, di affermare l'indipendenza, di combattere per la libertà.
Il tricolore nel tempo, un po' come la patria, è diventato il simbolo dei conservatori, della destra. Ma anche e soprattutto dei liberali. Da Einaudi a Zanone, da Malagodi ad Altissimo, sempre nel simbolo del Pli, un partito che al massimo prendeva il 4-5 per cento dei voti degli italiani, c'è stato il tricolore.
La patria, il tricolore, a lungo sono stati un tabù per la sinistra. E anche per una certa area cattolica-democristiana, che nel fondo delle sue radici, non aveva mai fatto pace con la nascita dello Stato Italiano e liberale. Così come la costituzione repubblicana si era principalmente preoccupata (e ora ne paghiamo le conseguenze) di sventare l'uomo e il governo forte, così la «costituzione intellettuale» aveva sradicato ogni principio di patria, di identificazione in un colore comune. Uomo forte e patria «puzzavano» di fascismo.
Il processo di negazione delle nostre recenti origini è poi continuato con l'affermarsi dell'Europa. Con una specie di transfer gli intellettuali e i politici che avevano disconosciuto la bandiera tricolore, si sono appassionati del vessillo europeo. Gli stessi che per anni avevano negato la patria italiana, si appassionavano alla patria europea. Gli stessi che contestavano decisioni di pochi in casa, alimentavano una struttura di decisioni brussellesi per niente democratiche.
Ecco perché oggi, la bandiera e il tricolore sono ritornate a rappresentare ciò per cui sono nate. Non si videro mai tanti vessilli italiani, quanto nel marzo di del 1848, quando gli austriaci (cioè i tedeschi di allora) furono cacciati da Milano. Lasciamo agli storici le interpretazioni corrette. Prendiamoci noi solo i significati politici. Ebbene oggi il tricolore è tornato un simbolo. Un simbolo liberale. Ma al suo interno rischia sempre una scivolata giacobina. È nella sua natura, sui suoi colori.
Quello che i liberali amano è il verde, più che il rosso e il bianco rivoluzionario e francese. Sono le foglie che venivano appuntate al petto dai liberali degli staterelli italiani. Da quelle elite che volevano dimostrare come il sovrano (ieri duchi, principi, papi e re e oggi tecnocrati e governatori non eletti) debba rispettare il verde dei diritti maturali: libertà e proprietà. Si certo anche dell'uguaglianza. Dei diritti, delle posizioni di fronte alla legge.
Ecco la bandiera italiana oggi, per alcuni, rappresenta ancora tutto questo. In un mondo globalizzato, in un sistema economico che è progredito grazie ai commerci internazionali, che ci ha resi tutti mediamente più ricchi e longevi, ebbene il rischio è di perdere, grazie ai successi tecnocratici, il senso dei propri diritti naturali. Siamo cittadini del mondo. Ma siamo legati alle nostre tradizioni. La bandiera italiana è il distillato di una selezione storica e tragica, fatta di lotte, guerra di indipendenza, abusi, sangue e gioie. Ha rappresentato nel bene e nel male un popolo, che si è fatto nazione in ritardo, pur essendo la culla della civiltà occidentale.
È il simbolo a cui aggrapparsi non per combattere l'ineluttabile cambiamento dei tempi, ma per ricordare che i principi per i quali il nostro paese, la nostra cultura, i nostri doveri e i nostri diritti sono nati, non possono essere dimenticati. Fanno parte del nostro dna: verde, bianco e rosso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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