«L'Italia è riuscita ad ottenere risultati importanti a Bruxelles», assicura il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il suo collega dell'Interno, Matteo Piantedosi (nella foto), è ancor più deciso: «Il negoziato era fermo da anni, noi lo abbiamo riportato in cima all'agenda. È un grande successo per l'Europa e per l'Italia, protagonista della trattativa».
Governo e maggioranza (anche se la Lega tace) mostrano quindi soddisfazione per l'accordo raggiunto in sede Ue sulla gestione dei migranti: «Quando l'Europa vuole, sa marciare unita», plaude Licia Ronzulli di Fi. «Un testo che viene incontro a molte posizioni italiane», approva Carlo Fidanza di Fdi. Giudizi positivi anche dai centristi, sia di maggioranza che di opposizione: «Si afferma un principio fondamentale: l'Italia non è il confine di se stessa ma è il confine dell'Europa», spiega Maurizio Lupi di Noi moderati. E per il renziano Sandro Gozi «Così l'Unione europea risponde ai cittadini e alla propaganda dell'estrema destra».
A sinistra, però, si suona un'altra musica, anche perchè da Amnesty international e dalle Ong che si occupano di migranti arrivano grida d'allarme sulla «regressione dei diritti» e della «protezione» per i rifugiati. «Vediamo molte più ombre che luci», dice la segretaria del Pd Elly Schlein (nella foto). «Aspettiamo di leggere i testi nei dettagli, ma il punto è che il Pd si è sempre battuto per il pieno superamento del regolamenti di Dublino, e qui non si supera Dublino e si mantiene il criterio del primo Paese di accesso». Per i rosso-verdi è un disastro: «É un passo indietro e una vittoria delle destre», denuncia Peppe De Cristofaro. Angelo Bonelli va ancora oltre e lo definisce «un trionfo dell'ultradestra xenofoba». Peccato che proprio il principale rappresentante dell'ultra-destra xenofoba in Ue, ossia l'Ungheria di Orban, respinga «nei termini più decisi» l'accordo.
I più sbandati sono i 5Stelle, che prendono due posizioni opposte: mentre i parlamentari europei sono aperturisti e plaudono a chi, nelle istituzioni europee, si è «instancabilmente profuso per raggiungere un non facile equilibrio e arrivare a regole uniformi», i parlamentari italiani sono su tutt'altra lunghezza d'onda. L'accordo è «il definitivo fallimento europeo della Meloni» e «la fine di ogni speranza di superare Dublino».
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