È ancora assalto al Natale dalla Sardegna al Veneto

Niente addobbi religiosi in una materna di Olbia, a Venezia la Curia annulla la processione per il Giubileo. Il ministro Giannini ai sindaci: "Non occupatevi dei simboli delle scuole"

È ancora assalto al Natale dalla Sardegna al Veneto

Potenza La doppia morale del Pd: il premier difende il presepe, i suoi negano il riconoscimento delle radici cristiane dell'Italia.Se una logica c'è, forse sta solo nell'esigenza di cavalcare l'onda delle emozioni collettive. Nulla di più. Qualche giorno fa Matteo Renzi sembrava aver fermato i venti laicisti che da sempre soffiano forte nel suo partito. Dopo i fatti di Rozzano, il capo del governo era stato chiaro: «Confronto e dialogo non vuol dire affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito. L'Italia intera, laici e cristiani, non rinuncerà mai al Natale».

Ma come se il Natale fosse lo spot pubblicitario della Coca Cola, i suoi ci hanno impiegato meno di una settimana a smascherare la finta svolta. In Veneto i consiglieri regionali democratici hanno protestato contro la decisione del presidente dell'assemblea, Roberto Ciambetti, di appendere il crocifisso nella sala del consiglio. «Nessun simbolo dovrebbe essere esposto perché deve essere l'aula di tutti», ha tuonato il capogruppo democratico Piero Ruzzante. Nel frattempo, in Basilicata il consigliere regionale Aurelio Pace presentava un emendamento volto ad inserire nel redigendo Statuto l'evidenza delle radici cristiane della Lucania. É andato a sbattere sul no del Pd: «Lo Statuto ha un carattere laico e già ricorda che la Regione assume come fondanti i valori derivanti dal proprio patrimonio spirituale e religioso e dalle lotte civili e sociali dei lucani».

Bocciato il richiamo al cristianesimo, nell'attesa di capire di cosa si componga il patrimonio spirituale e religioso della Basilicata, passa quasi per mistica il ministro della pubblica istruzione Stefania Giannini, che da Firenze ha lanciato un avvertimento a tema ai Comuni: «Il sindaco si occupa della salvaguardia delle strutture, non della presenza o meno dei simboli all'interno delle scuole». Forse, senza dirlo, pensava ai primi cittadini con targa Pd. A Bologna, all'indomani della strage di Parigi, a chi gli chiedeva di invitare gli istituti scolastici a esporre il crocifisso Virginio Merola ha risposto manco fosse Robespierre: «Non è il momento di contrapporre ad un simbolo religioso l'altro, ma di prendere e ricordare il meglio della nostra istituzione comunale e della rivoluzione francese».

A Desenzano, durante il dibattito sulla rimozione della croce dalle pareti del locale istituto alberghiero, i democrat hanno abbandonato i lavori «per evitare strumentalizzazioni», ha teorizzato forte del suo cognome la consigliera Maria Vittoria Papa, «nel rispetto di quel Gesù che per i cristiani non è un simbolo». A Vanzago, nel milanese, dove evidentemente la sezione Pd nutre opinioni diverse sulla forza simbolica della Croce, hanno fatto di più: via il legno di Cristo dalla laicissima sala consiliare, porte aperte alla statua del Buddha (ancora sconosciuto ai teologi democratici) e ad una mostra sul buddismo.

Tutt'intorno, intanto, l'assalto continua. Ieri a Golfo Aranci, in Sardegna, la dirigente scolastica di una scuola materna ha vietato l'uso di addobbi natalizi a carattere religioso. A Venezia, invece, senza nemmeno interpellare la Questura, la Curia ha autonomamente annullato la processione di domani per l'apertura della Porta Santa della Misericordia ed i pellegrinaggi vicariali già in calendario per il periodo quaresimale.

«Serve a evitare forme che potrebbero essere incontrollabili», ha detto sibillino l'arciprete della Basilica di San Marco, don Giuseppe Camilotto, alludendo a motivi di sicurezza.In Italia Daesh ha già vinto. Senza neppure metterci piede.

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