Gli angeli del fango al lavoro senza sosta. "Qui dall'alba, deve tornare la normalità"

L'"esercito" dei volontari nelle zone allagate. E i bar offrono cibo e bevande gratis

Gli angeli del fango al lavoro senza sosta. "Qui dall'alba, deve tornare la normalità"
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Li vedi arrivare alla spicciolata anche prima delle 8 del mattino, da soli o in piccoli gruppi, e basta uno sguardo per capire che siamo tutti lì per lo stesso motivo. I blocchi stradali non li scoraggiano: lasciano l'auto anche a chilometri dalle zone più colpite e si mettono in marcia, convergendo di buon passo verso il centro.

Gli «angeli del fango» di Campi Bisenzio le centinaia di volontari che da venerdì stanno lavorando senza sosta per ripristinare un briciolo di normalità dopo l'esondazione del fiume che ha messo in ginocchio il Comune dell'hinterland fiorentino - li si riconosce subito dall'abbigliamento: scarponi ai piedi, guanti da lavoro e una dotazione di vanghe, spazzoloni, scope, secchi e stracci. Sono giovani, magari reduci da un sabato sera come tanti. Questa domenica però la dedicano al prossimo, senza perdere il sorriso: sanno bene che poche decine di metri più in là c'è gente che da giorni non ha luce né acqua, e aspetta solo l'aiuto di qualcuno. Alcuni hanno le divise della Misericordia, altri sono bardati come gli infermieri durante i momenti peggiori della pandemia, qualcuno addirittura venerdì, a poche ore dall'esondazione, ha tirato fuori la tuta da sub.

Tutti indossano vestiti «da battaglia»: sono consapevoli che ci sarà da sporcarsi parecchio e non appena arriviamo nelle strade più colpite del paese, ognuno si dirige là dove c'è bisogno e inizia a darsi da fare. Nel momento in cui le strade di Campi Bisenzio si trasformano gradualmente in fanghiglia argillosa, densa, scivolosa, che sembra quasi voglia renderti difficile ogni passo - lo spettacolo che si para davanti agli occhi è impressionante. Le auto sono parcheggiate sbilenche, spesso danneggiate o invase dall'acqua e davanti a ogni abitazione al piano terra c'è già un cumulo di mobili, oggetti, libri e ricordi. Sembra una Spoon River degli affetti familiari: tavoli, sedie, tappeti, giocattoli, macchine per cucire. Un corpicino sepolto sotto alcuni armadi per un attimo accappona la pelle, prima di rendersi conto che è solo un bambolotto. Ognuno di quegli oggetti che l'acqua del Bisenzio ha ricoperto di uno strato di fango grigio racconta una storia: da una catasta in via del Risorgimento spunta una copia dell'Avanti del '66, mentre da un'altra appaiono i resti di un antico veliero che sarà costato mesi di paziente lavoro a qualche modellista.

La vicina discoteca espone all'esterno ciò che resta di tante notti da ballo: divanetti e tavolini che da anni non vedevano la luce del sole adesso vengono ammonticchiati in attesa di essere portati via. Gli «angeli» spalano fango, qualcuno accende l'autoradio per dare un minimo di conforto musicale agli altri. C'è chi chiede in prestito una vanga, chi cerca un bar aperto per un panino: il centro di coordinamento degli aiuti è davanti al Teatro Dante.

Quei bar e negozi che l'acqua ha risparmiato espongono cartelli con l'offerta di cibo e bibite gratis ai volontari, per una pausa veloce. Poi si torna a spalare, con un occhio al cielo: le porte delle abitazioni al piano terra restano aperte, nessuno si preoccupa di eventuali intrusi. Anzi, ogni sconosciuto armato di vanga o spazzolone qui è benvenuto.

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