Annuncio di Berlusconi: «Farò il premier se posso All'Interno vedo Salvini»

Il Cav: «Necessario il via libera di Strasburgo» Ma il leghista: «Se vinco decido io i ministri»

Se vincesse il centrodestra, Silvio Berlusconi sentirebbe il «dovere» di tornare a Palazzo Chigi. Ma è ineleggibile e che la Corte di Strasburgo bocci la legge Severino prima del voto sembra «poco probabile». A «L'aria che tira» di La7, il Cavaliere spiega che però ha un'alternativa nel cassetto, il nome di «un autorevolissimo premier che saprà dirimere i contrasti che sorgeranno». Pensa ad Antonio Tajani, presidente dell'europarlamento molto attivo in queste settimane su strategie, programma e seggi? Il leader lascia aperto l'interrogativo.

Annuncia, invece, che in un governo di centrodestra Salvini, «centravanti di sfondamento com'è, potrebbe andare bene all'Interno». Il leader del Carroccio, però, non gradisce: «Se gli italiani sceglieranno Lega sarò premier e scelgo io la squadra migliore possibile, compreso il ministro dell'Interno».

Ma il Cavaliere assicura che con lui e con la leader di Fdi tutto fila liscio. «Abbiamo trovato l'accordo su tutto il programma, stasera o domani (ieri o oggi, ndr) lo firmeremo». E Salvini: «Conto di firmarlo entro domenica». Berlusconi dice che apprezza la Meloni, che è stata ministro nel suo governo e che Salvini «ha questo modo aggressivo di porsi quando va in tv, ma al tavolo è molto concreto e ragionevole». Insomma, «non ci saranno sorprese», sono «soci affidabili». La riforma delle pensioni è l'unico punto su cui con Salvini c'è ancora «da discutere, lui vorrebbe che nel programma ci fosse l'azzeramento della Fornero, noi diciamo azzeramento degli effetti negativi». Sull'Europa tranquillizza: «Non si può uscire dall'euro, anche Salvini lo sa. Penso che usi diplomaticamente questo strumento per far paura all'Europa. Se ci fosse un'altra uscita dopo Brexit, l'Europa sarebbe finita». Sull'aliquota della flat tax, che per il leader leghista dovrebbe essere del 15%, Berlusconi ripete: «Parto dal 23% con un percorso di discesa che arriverà dove potrà arrivare». Salvini: «Se si sceglie di sperimentarla al 19% non mi impicco». Per le coperture il Cav conta sui tagli, come di agevolazioni fiscali, poi 30 miliardi dai «cattivi trasferimenti alle imprese» e un alto recupero dell'evasione fiscale. Che precisa di non aver «mai giustificato: pago il 73% di tasse e non evado nemmeno un euro». Certo, «fino a un terzo paghi volentieri, fino al 50% malvolentieri, oltre il 60% sembra estorsione di Stato».

Nell'altra intervista, a Quinta colonna di Rete4, l'ex premier spiega che il centrodestra punta al 45%, «traguardo minimo, perché spero di superarlo». L'obiettivo è evitare che l'Italia «finisca nelle mani di una setta pericolosa che si chiama M5s, distruggerebbe il Paese e massacrerebbe il ceto medio». Arriva la stoccata al candidato premier grillino, Luigi Di Maio: «È assolutamente inaccettabile e impresentabile il fatto che un ragazzo con un bel faccino e un eloquio pronto possa avere in mano il governo della nazione, non essendo mai riuscito a laurearsi né mai fatto seriamente un lavoro. Lo steward allo stadio è l'unico ruolo in cui ha esperienza». Agli «indignati» dalla politica, che hanno deciso di non andare alle urne, il leader azzurro dice che «è loro preciso dovere votare, altrimenti vince M5S, che li caricherà di tasse. Non andare sarebbe un suicidio». Se motivo di disaffezione sono i cambi di casacca, promette in Costituzione il vincolo di mandato. Matteo Renzi lo cita appena, come «una promessa mancata», in cui molti, lui compreso, hanno sperato. Su Carlo De Benedetti precisa: «Con me non è stato sprezzante.

Gli avevo detto che volevo telefonare ai direttori dei suoi giornali per correggere certe posizioni e lui ha detto fallo pure. Comunque, de minimis non curat praetor. C'è chi si diverte a dare pagelle come su Scalfari, e chi come me si rimbocca le maniche per restituire la democrazia al nostro Paese».

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