
Rigorosamente «antifascisti» e decisi a protestare contro il Remigration Summit di Gallarate (Va), i manifestanti dei centri sociali iniziano a riunirsi nel cuore di Milano, davanti al Castello Sforzesco, in largo Cairoli intorno alle 14 di ieri. Da giorni annunciano tuoni e fulmini contro la conferenza internazionale organizzata dalle forze ultranazionaliste europee sulla «remigrazione».
Dopo un'ora abbondante non arrivano però a 450 presenze, quindi molte meno delle mille annunciate. La compostezza quasi minacciosa dei partecipanti più vicini alle realtà antagoniste, gli sguardi torvi di alcuni dei leader più noti dei centri sociali e il grande striscione nero a strisce bianche con la scritta «Make Europe Antifa again» - che, srotolato verso le 15.30, annuncia solo in quel momento la volontà dei partecipanti di trasformare il grande presidio in un corteo - sono però elementi oggettivi che non fanno ben pensare. Lo immaginavano già le forze dell'ordine e da un pezzo circondano l'area attorno al Castello e davanti alla stazione ferroviaria Cadorna con transenne di metallo, camionette messe di traverso e un nutrito gruppo di uomini che, di fatto, blindano l'intera zona della città rendendola un fortino. Basta che la gente cominci a muoversi verso piazzale Cadorna, infatti, e da subito sembra di essere tornati indietro nel tempo, alla fine degli anni Novanta, con i Black Bloc, o al 1° maggio 2015, durante i disordini contro l'inaugurazione di Expo. Nella «solita» via Carducci - proprio dove 10 anni fa ci furono gli scontri tra manifestanti e polizia - anche stavolta vengono accesi e lanciati numerosi fumogeni. Approfittando del fumo, alcuni partecipanti al corteo si cambiano e si schierano nelle prime file vestiti di nero, indossando passamontagna e caschi. In una manciata di minuti gli antagonisti di questo dejà vu arrivano a circa 600 unità, il corteo degenera tra lanci di oggetti e fumogeni, ma polizia e carabinieri non si fanno trovare impreparati. E, in tenuta antisommossa, non esitano ad azionare gli idranti e a lanciare lacrimogeni quando i manifestanti li affrontano in via Leopardi proprio nel tentativo di forzare il blocco previsto per evitare che il corteo si avvicini alla stazione Cadorna. Nuovi incidenti si ripropongono poco dopo in via Caradosso dove i manifestanti lanciano fumogeni e bottiglie contro gli agenti che rispondono senza lesinare sui lacrimogeni. La testa del corteo, sempre guidata dagli antagonisti vestiti di nero, si riposiziona e la marcia riprende, ma giunti in via Mario Pagano tutto si placa: gli antagonisti arrotolano lo striscione e alle 17.35 è tutto finito: la forza schierata e le zone off-limits sono troppo anche per loro.
«Teppisti di sinistra ancora contro poliziotti e cittadini - commenta il vice premier Matteo Salvini su Instagram sui fatti di Milano -. Mentre la Lega assegna più potere e mezzi alle forze dell'ordine, il Pd spesso legalizza centri sociali e tace sulla violenza».
E, a proposito di Pd, erano davvero tanti, circa 30mila, in mattinata in piazza San Babila i partecipanti alla manifestazione regolarmente annunciata e promossa da circa 70 sigle tra associazioni, partiti di sinistra e sindacati «Nessuno spazio per l'odio - Uniticontro il Remigration Summit». Sul palco lo striscione con la scritta «Buono come il pane, bello come l'antifascismo», lo stesso del panificio di Ascoli Piceno. Tante le bandiere in piazza, soprattutto quelle della pace, e quelle del partiti. E poi la partecipazione di leader come Elly Schlein, Maurizio Landini, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, saliti a turno sul palco allestito per leggere gli articoli della Costituzione. Assente il sindaco Beppe Sala che ha inviato invece un audio con la sua lettura dell'articolo 11 della Costituzione, intervento che è stato fischiato dal centro sociale «Cantiere» e degli altri autonomi in piazza. Quando è partito l'audio del sindaco infatti è stato fischiato e c'è stato qualche «buuu». La sinistra però si è ben guardata dal condannare in qualche modo i centri sociali. Silenzio assoluto anche più tardi, dopo i disordini del pomeriggio contro le forze dell'ordine. A margine della manifestazione mattutina Schlein ha mostrato tutto il suo sdegno, infatti, ma solo contro il governo.
Intanto al Salone del libro di Torino, dove giovedì è stata contestata la presentazione di un libro dedicato all'odio anti-Israele, attivisti pro Pal hanno contestato anche il ministro della Difesa
Guido Crosetto. «Penso che a un Salone del libro e della Cultura tutti debbano poter parlare - ha commentato il ministro - Non c'è nessuno che abbia l'autorità morale di decidere chi sta zitto e chi possa parlare. Nessuno».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.