L o picchiano e ridono, lo colpiscono e sghignazzano; lui urla «polizia», «carabinieri», ma loro lo accerchiano, gli sferrano calci, lo minacciano con i bastoni. E tutt'intorno il silenzio che amplifica l'orrore: c'è una strada buia e deserta, non c'è un'anima che si faccia vedere o sentire, nessuno si affaccia al balcone o a una finestra, non si leva una voce che possa mettere in fuga o almeno in allarme gli aggressori.
È la drammatica sequenza di uno dei video che gli aguzzini si scambiavano sulla chat whatsapp che avevano creato per vantarsi di quelle incursioni, immagini che hanno portato al fermo di otto giovani accusati di aver perseguitato Antonio Stano, 66 anni, pensionato, morto in ospedale il 23 aprile dopo 18 giorni di agonia al termine di una lunga e feroce storia di intimidazioni e vessazioni a Manduria, paese di trentamila abitanti, una quarantina di chilometri da Taranto. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi nei confronti di sei ragazzi che non hanno neanche compiuto 17 anni mentre gli altri due hanno 19 e 22 anni: i reati sono tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati; nell'inchiesta sono indagati altri 6 minorenni. «Ma il nostro lavoro è solo all'inizio, ora indaghiamo anche sui silenzi», avverte il procuratore Carlo Maria Capristo. Il quale precisa infatti che «è solo una prima risposta a questi fatti gravissimi» perché sono in corso verifiche sui numerosi video trovati negli smartphone sequestrati.
Le indagini della polizia sono scattate il 5 aprile, quando gli agenti sono riusciti a entrare nell'appartamento della vittima, un uomo che ormai era sprofondato nel terrore e viveva barricato in casa. Nel provvedimento cautelare si legge come il pensionato fosse stato «individuato quale bersaglio per la sua minorata difesa» e si racconta come gli siano state inferte «acute sofferenze fisiche e un verificabile trauma psichico». «Accerchiandolo e costringendolo in un angolo - c'è inoltre scritto - lo colpivano violentemente su tutto il corpo con mazze, bastoni e scope mentre la persona offesa cercava di proteggersi il volto con le braccia e urlava chiedendo disperatamente aiuto».
Il 66enne a volte è stato aggredito in strada, in alcuni casi anche a casa come lui stesso ha raccontato con un filo di voce quando è stato soccorso dagli agenti. Nella denuncia firmata il 5 aprile il pensionato descrive una delle aggressioni subite: «Quando sono entrati in casa erano cinque o sei o impugnavano delle mazze con le quali mi hanno più volte picchiato sulle mani, sui fianchi, sul ventre e sul ginocchio. Ricordo - si legge che in quell'occasione hanno buttato a terra un sacco di cose in casa, tra cui un televisore che mi hanno rotto. Infine mi hanno rubato 300 euro e sono scappati via«. Stano si sofferma sulle sue drammatiche condizioni e spiega per quale ragione non aveva mai presentato una denuncia. «Ormai mi mancano le forze è scritto nel documento - e ho molta paura di ritorsioni da parte di questa gente violenta».
L'inchiesta non è chiusa. Potrebbe allargarsi considerato che le sevizie andavano avanti dal 2012. Ma per tutto questo tempo nessuno è intervenuto né ha fatto caso al dramma di quest'uomo mite e indifeso, sofferente di disagio psichico. «Sono solo, sono solo», gridava. Agli atti c'è soltanto un esposto presentato dai vicini di casa pochi giorni prima dell'intervento. Ma era troppo tardi.
Eppure in tanti da anni sapevano. «I video spiega il procuratore del Tribunale per i minorenni Pina Montanaro circolavano non solo nella chat ma in tutta la cittadina di Manduria. C'è stata sicuramente un'assenza totale di controllo sociale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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