
nostro inviato a Frejus (Torino)
È un miracolo nemmeno tanto piccolo della cooperazione fra Italia e Francia. Quattordici anni di lavori e settecento milioni di investimenti: il Traforo autostradale del Frejus raddoppia e Matteo Salvini taglia il nastro di quella che i tecnici chiamano la seconda canna. Una nuova galleria, parallela alla prima, inaugurata nel lontano 1980, che permette di separare i flussi dei mezzi in marcia e adeguare le condizioni di sicurezza nelle viscere della montagna, lungo i quasi 13 chilometri che dividono Bardonecchia da Modane.
All'appuntamento sono presenti prefetti, sindaci e autorità varie: c'é il governatore del Piemonte Alberto Cirio, il ministro dei Trasporti di Parigi Philippe Tabarot e il vice di Salvini, Edoardo Rixi. Non ci sono, invece, i No Tav che solo sabato scorso hanno devastato il nastro d'asfalto qualche chilometro più in basso. Oggi se la cavano con un post beffardo: "Abbiamo altro da fare. Ancora una volta vi abbiamo gabbati". Ma in qualche modo è proprio a loro che si rivolge senza tanti giri di parole Tabarot: "Molto denaro è stato investito e nessuno fermerà mai i cantieri della Tav. Indipendentemente dalle opposizioni a questo progetto arriveremo alla fine del cantiere".
Altrettanto tranchant è Salvini: "È surreale che nel 2025 serva l'esercito per scavare una galleria. Non è degno di un Paese civile che si debbano schierare sul terreno 423 poliziotti, carabinieri e finanzieri per permettere ad un ministro di fare visita ad una nuova infrastruttura di cui andiamo orgogliosi". Però, succede, accade da molti, troppi anni e quando gli fanno notare che al processo a Torino a marzo è caduta l'associazione per delinquere, il vicepremier non si tiene: "I giudici di Torino sono su Marte. Questi sono criminali, delinquenti il cui posto non è la Val di Susa ma dovrebbe essere la galera".
Però oggi si festeggia. La Tav arriverà quando arriverà, forse nel 2033, il traforo autostradale a doppia canna più lungo d'Europa è una realtà. La Francia è il nostro secondo partner commerciale, il traffico preme e la galleria numero due dà spalle larghe a una routine sempre più faticosa e rischiosa, fra incidenti e chiusure a singhiozzo.
Per quanto riguarda i veicoli pesanti nel 2024 i transiti a Ventimiglia sono stati 2317.032, quelli al Frejus 1 milione e 140.531, al Bianco solo 362.408. Per i veicoli leggeri Ventimiglia è arrivata l'anno scorso a quota 6.832.716, il Frejus a 1.269717, il Bianco subito dietro, a 1061.195. Bastano questi scarni dati per capire che i buchi nelle Alpi sono vitali per le nostre economie e società e sono di fatto l'unica alternativa al passaggio sul confine marittimo.
Solo che il Frejus, nel silenzio generale, si è dotato di un gemello, solo un po' più stretto perché tutto era cominciato con lo scavo di una galleria di sicurezza dopo una sinistra successione di incendi. Il traforo del Bianco, invece resta a canna unica, vecchio e malandato, assolutamente non in linea con le aspettative di crescita dei due Paesi, sottolineate non si sa quante volte da Confindustria. Sotto traccia, si legge l'imbarazzo di Parigi perché il potenziamento del traforo - insomma la seconda galleria - metterebbe a rischio il fragile equilibrio di una perla turistica come Chamonix.
Però si va avanti. E si immagina il futuro. "Ponti, viadotti, gallerie e tunnel in un momento di guerre, di troppe guerre - spiega Salvini - avvicinano i popoli. Sono opere infrastrutturali e ingegneristiche eccezionali che servono, però sono anche dei segnali, dei messaggi di pace in un momento difficile come questo".
"Aprire un'opera pubblica in questo territorio - aggiunge Cirio - vuol dire che le opere si fanno, vuol dire che le opere si realizzano, vuol dire che noi rispettiamo tutti i processi democratici di una decisione, di una scelta, ma quando la scelta viene fatta, le opere le realizziamo e non sarà uno sparuto manipolo di delinquenti a fermarci".
Poi il governatore mette in agenda il prossimo appuntamento: "Ci rivedremo entro la fine dell'anno per l'apertura, attesa da decenni, di un'altra opera fondamentale come l'autostrada Asti-Cuneo".
Salvini si mette in posa per le foto di rito, poi torna a Milano ma prima si ferma ad ammirare i cantieri della Tav e a stringere le mani di operai e forze dell'ordine. Dei contestatori, almeno per oggi, nessuna traccia.