Armani salta le sfilate. "Riposo dopo il ricovero"

Per la prima volta in 50 anni lo stilista non partecipa alle sue passerelle. "Ma seguirà l'organizzazione"

Armani salta le sfilate. "Riposo dopo il ricovero"
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Testo testLui compie 91 anni l'11 luglio, la sua moda ne festeggia cinquanta il 24 dello stesso mese. E i compleanni mettono pressione e l'aria condizionata con fuori trentaquattro gradi di umidità arrabbiata e appiccicosa ancora di più. E anche se è di Giorgio Armani, il Re, il milanese di Piacenza, l'orgoglio italiano, l'uomo del fare e dell'economia reale, il signore in t-shirt più elegante del mondo che si sta parlando, ecco che persino per lui arriva l'inciampo proprio quando non dovrebbe intralciare il passo. Mai nella vita avrebbe voluto mancare gli appuntamenti di oggi (la sfilata di Emporio Armani) e quello di lunedì che omaggia la sua costante, rigorosa, visionaria e inossidabile carriera. Invece sarà costretto a farlo. Al suo posto, sulla sua passerella, a chiusura delle collezioni alla Milano Fashion Week uscirà Leo Dell'Orco, responsabile dello stile delle linee maschili. Ma gli applausi, il Re, se li prenderà in contumacia e, scommettiamo, le mani a conchiglia del pubblico faranno ancora più rumore.

Ieri il gruppo ha diffuso una nota nella quale annunciava che lo stilista "è a casa e sta bene, ma preferisce recuperare le forze in vista dei prossimi appuntamenti parigini" dopo un ricovero di qualche giorno per accertamenti alla clinica La Madonnina di Milano. Ma "il signor Armani", prosegue lo stesso comunicato, "ha lavorato con la consueta dedizione alle collezioni che verranno presentate. Pur non potendo essere presente fisicamente, seguirà con attenzione ogni fase dell'organizzazione". Meritava di esserci. Lui più di chiunque: cinquant'anni di carriera, venti di Alta Moda (celebrati con una strepitosa mostra inaugurata il 21 maggio scorso e allestita fino al 28 dicembre all'Armani Silos), una granitica visione dello stile che, a suo avviso, coincide poi col "non farsi notare" ma col "farsi ricordare".

L'inarrivabile giacca maschile declinata per il guardaroba femminile, le linee pulite quasi disinfettate, il greige che incarna una filosofia di vita ancor prima che un colore ed è impastato col cielo della sobria, riservata, elegantissima Milano che altro non avrebbe potuto fare se non inchinarsi al suo genio d'elezione, i suoi completi perfetti "i miei capi non richiedono prove e misurazioni. Si infilano e basta".

Primo dei tre figli di Ugo Armani, fascista del fascio di Piacenza e Maria Raimondi, direttrice della colonia di Misano, provò a studiare Medicina per tre anni, partì per il servizio di leva, fece persino il commesso alla Rinascente. Poi lo ha raggiunto la Storia, la sua storia. Perché aveva una testa abitata da mille talenti. E oggi è a capo di un impero che nel 2025 Forbes ha valutato 11.8 miliardi di dollari. È l'italiano che ha creato la moda, ma è anche l'uomo che ha insegnato al mondo ad andare oltre la moda: "Vestiti in maniera che, quando vedi una tua foto, nessuno sia in grado di attribuirle una data". Per questo mette tristezza che oggi manchi la "sua" data. Anche se quelli come lui sanno esserci pure quando non ci sono.

Cinquant'anni meravigliosi percorsi da un uomo perfettamente conscio del fatto che il primo scopo del viaggio è quello di renderci umili.

E senza "precisione, pignoleria, rigore, intransigenza, lealtà, costanza, determinazione e passione", che sono tutti i sostantivi con i quali lui stesso ha descritto la sua carriera, oggi Armani non sarebbe Re Giorgio. E non potrebbe permettersi di essere tanto presente anche dove non c'è.

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