Guerra in Ucraina

Armi italiane all'Ucraina (ma serve il voto dell'Aula). E Meloni vede Stoltenberg

Colloquio Crosetto-Austin: Roma potrebbe inviare altri sistemi di difesa aerea. Domani la premier con il leader Nato. Berlino blocca 9 miliardi di prestiti europei

Armi italiane all'Ucraina (ma serve il voto dell'Aula). E Meloni vede Stoltenberg

L'Ucraina lavora per rafforzare le sue difese anti-aeree e costruire uno scudo missilistico con cui proteggere le proprie città che continuano a essere bersagliate dalla Russia con razzi e droni kamikaze. Una necessità resa più impellente dall'arrivo dell'inverno e dalla necessità di limitare i bombardamenti alle infrastrutture strategiche che rischiano di mettere in ginocchio il sistema energetico ucraino penalizzando ancora di più i civili. E se due giorni fa il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov ha annunciato che «i sistemi di difesa aerea Nasams e Aspide sono arrivati in Ucraina», provenienti da Stati Uniti, Spagna e Norvegia, ora anche l'Italia potrebbe essere chiamata a fare la propria parte. Intanto domani, il nostro presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, incontrerà a Palazzo Chigi il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

I missili anti-aerei sono stati protagonisti della telefonata tra il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin. L'aiuto militare che l'Italia dovrebbe fornire all'Ucraina dovrebbe concentrarsi sulla difesa aerea di Kiev. E al nostro Paese sarebbe stato chiesto di inviare i sistemi Samp/T, Stinger e Aspide. Una decisione che dovrà passare attraverso un voto in Parlamento, come annunciato giorni fa dal ministro Crosetto.

Questa richiesta era stata già valutata da Mario Draghi, ma l'esecutivo uscente aveva ritenuto di non poter decidere autonomamente l'invio e di dover passare la palla al governo eletto che a questo punto con il sesto «Decreto armi» si troverà ad affrontare il dossier missili anti-aerei. La fornitura non sarebbe un problema per la Difesa italiana, visto che lo Spada non è più in servizio attivo da mesi. Le richieste toccano anche un tipo di missile, l'Aspide, che necessita di una procedura di manutenzione per l'alimentazione dei motori. Per quanto riguarda il Samp/T, come si può leggere sul sito della Difesa, si tratta di un sistema sviluppato dai primi anni 2000 nell'ambito del programma militare FSAF, un accordo tra Italia e Francia. Samp/t è un sistema missilistico a media portata in grado di reagire in tempi ridotti contro la minaccia aerea. L'ultima versione del Samp/T è in grado di rispondere a minacce aeree e missili balistici tattici a corto raggio. L'Italia dispone di 5 batterie presso il 4° reggimento artiglieria controaerei a Mantova. Da quando sono operative, dal 2013, sono state impiegate in molte attività operative e addestrative. In particolare, fra il 2015 e il 2016 un'unità Samp/T è stata schierata a Roma per la sorveglianza dei cieli della Capitale in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia.

Conferme in merito a un possibile contributo italiano sono arrivate dal colloquio tra il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin. I due «hanno riflettuto sullo stretto rapporto bilaterale in tema di difesa tra Stati Uniti e Italia» e discusso della «continua collaborazione a sostegno dell'Ucraina, compresa la difesa aerea». Il capo del Pentagono ha «applaudito alla leadership italiana e ai robusti contributi alle operazioni di coalizione in tutto il mondo, e ringraziato Crosetto per l'ospitalità fornita dall'Italia alle forze Usa». Austin ha anche ringraziato il nuovo ministro «per il suo impegno a sostenere gli aiuti militari italiani per aiutare l'Ucraina a difendersi». Austin e Crosetto hanno concordato nel mantenere la «stretta collaborazione» per far progredire la partnership Usa-Italia in tema di difesa.

Rispetto al finanziamento delle difesa ucraina bisogna però fare i conti con segnali contrastanti che arrivano dalle cancellerie europee, tra accelerazioni e frenate. Il ministro delle Finanze della Repubblica Ceca, Zbynek Stanjura, al termine dell'Ecofin a Bruxelles, ha dichiarato che «è difficile guardare negli occhi i ministri ucraini e spiegare loro i ritardi che accompagnano la fornitura di prestiti al loro Paese». La discussione è sull'ultima tranche su 3 dei 9 miliardi approvati prima dell'estate. Berlino non vuole più fare da garante sul prestito al 70%. E per la prima volta l'Unione europea ammette di non essere in grado di rispettare una promessa fatta all'Ucraina: doveva garantire 9 miliardi di prestiti per quest'anno ma ne arriveranno solo sei.

Dalla Repubblica Ceca, presidente di turno Ue, il ministro dell'Economia, Zbynek Stanjura, ha comunque annunciato che «nel 2023 verranno forniti 18 miliardi di euro di assistenza macro-finanziaria all'Ucraina, di cui 3 miliardi subito a gennaio».

Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha però puntualizzato che «l'Ungheria è pronta a continuare il suo sostegno finanziario all'Ucraina su base bilaterale, ma in nessun caso accetteremo che l'Ue sottoscriva debiti per pagare a tale scopo».

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