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Arresto a urne chiuse. Fermato deputato Udc per evasione fiscale

Sicilia, De Luca accusato di aver sottratto 1,7 milioni al fisco. Prima grana per Musumeci

Arresto a urne chiuse. Fermato deputato Udc per evasione fiscale

Appena il tempo di chiudere le urne. Neppure il tempo di finire di contare le schede. Neppure il tempo di arrivare alla proclamazione degli eletti. Ma giusto in tempo, all'indomani della vittoria del centrodestra alle Regionali siciliane, per lanciare un siluro sul nascituro Parlamento siciliano venuto fuori dalle elezioni di domenica. Un siluro che azzoppa ancor prima che sia messa alla prova la maggioranza d'Aula che con 36 seggi sembrava garantire al neo governatore Nello Musumeci la governabilità. Sì, perché il deputato siciliano fresco di elezione arrestato ieri con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'evasione fiscale, Cateno De Luca, è stato eletto nel Messinese nelle file dell'Udc-Sicilia vera, una delle liste a sostegno del governatore Musumeci. E visto che l'arresto - a De Luca sono stati concessi i domiciliari - è avvenuto in quel limbo che precede la proclamazione degli eletti e l'insediamento dell'Assemblea regionale siciliana, la questione tecnica non è di facile soluzione, e l'Ars rischia di partire azzoppata, anche se subentrerà il primo dei non eletti.

A De Luca - già sotto processo per abuso d'ufficio in relazione al sacco edilizio di Fiumedinisi, il paese del Messinese di cui è stato sindaco, motivo per cui i Cinque stelle avevano inserito il suo nome tra gli «impresentabili» - viene contestato di avere sottratto al fisco circa 1 milione e 750mila euro, in concorso con il presidente della Federazione piccoli imprenditori. Secondo gli inquirenti l'evasione fiscale, attraverso la società fiscale Caf Fenapi riconducibile ai due, sarebbe stata realizzata attraverso un intricato giro di false fatturazioni. È stato disposto il sequestro preventivo per equivalente dei beni. Oltre De Luca e Satta, ci sono anche otto indagati a piede libero.

L'inchiesta prende le mosse da una serie di accertamenti fiscali della Guardia di finanza nel 2013. Ad aggravare la posizione di De Luca, cui il gip di Messina Monia De Francesco non esita ad attribuire «pervicacia criminale e spregiudicatezza», l'esposto di un avvocato inizialmente assunto per l'assistenza legale e che poi si sarebbe rifiutato di avallare la documentazione falsa.

I grillini, che hanno presentato anche un esposto denunciando presunti brogli nel Catanese, esultano. L'Udc difende il deputato. Prudente Musumeci: «I provvedimenti della magistratura, alla quale rinnovo fiducia e apprezzamento, si rispettano e non si commentano. La legge vigente mette le istituzioni al riparo da casi come quello odierno e la sua applicazione sarà garanzia di legalità».

De Luca invece va all'attacco, come è nel suo stile, dalle foto nudo, la bandiera siciliana a mo' di pareo, per protestare sull'autonomia negata, ai manifesti giocati sul suo nome, «Scateno De Luca». E non si è smentito neppure ieri. Su Facebook ha offerto ai suoi sostenitori «il caffè del galeotto». E poi si è scatenato in un'autodifesa con post e video: «Sapevo già che mi avrebbero arrestato - ha scritto - perché già certi ambienti mi avevano avvertito. Finirà archiviato come gli altri».

De Luca si sente un perseguitato dalla giustizia, e attribuisce i nuovi guai alle denunce contro la magistratura e all'annuncio di volersi candidare a sindaco di Messina.

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