Cronache

Assalto alla Cgil: Fiore e Castellino restano in galera

Su cinque arrestati liberato solo Passaro. Accusati di devastazione: "E possono colpire ancora"

Assalto alla Cgil: Fiore e Castellino restano in galera

Assalto alla Cigl: tutti dentro. Restano in cella cinque dei sei arrestati per le violenze seguite all'occupazione della sede sindacale di corso Italia. Libero solo Biagio Passaro, leader di #IoApro, in cella con gli altri dal 10 ottobre. Il Tribunale del Riesame respinge la richiesta dei legali dei vertici di Forza Nuova. Per Roberto Fiore e Giuliano Castellino, fondatori di FN, il pm Gianfederica Dito si esprime nel tardo pomeriggio di ieri. Nel carcere di Poggioreale, oltre a Fiore e Castellino, rimane il militante Salvatore Lubrano, classe 1991, il più giovane del gruppo, e l'ex Nar Luigi Aronica, 65 anni di cui 18 trascorsi in galera per banda armata. Detenuta nella sezione femminile di Rebibbia, invece, Pamela Testa, 39 anni, la «pasionaria» di FN, organizzatrice del sit-in del 9 ottobre trasformato in guerriglia urbana dopo il comizio di Castellino.

I sei sono accusati dai pm Gianfederica Dito e Alessandro Di Taranto di istigazione a delinquere, devastazione, e resistenza. Ancora in cella anche Fabio Corradetti, 20 anni, figlio della compagna di Castellino e Iorio Pilosio, 54 anni: il primo per aver picchiato il vicequestore Nicola Giantomasi rompendogli il setto nasale, l'altro per aver lanciato bottiglie e lacrimogeni agli agenti, prima di prendere a calci e pugni il vice ispettore di polizia Maschilla. E Forza Nuova commenta la decisione del giudice: «I provvedimenti restrittivi in carcere per i resistenti No Green Pass costituiscono un chiaro messaggio intimidatorio rivolto a tutti gli italiani liberi, dal 24 luglio in piazza, e a quelle categorie di lavoratori che hanno rilanciato le istanze delle piazze dopo la decisione di estendere il lasciapassare verde a tutti gli italiani. La lotta per le libertà continua. Tutti liberi, anche se rinchiusi».

Il gruppo rimane in carcere, sottolinea la Procura, perché estremamente pericoloso e in grado di reiterare i reati. «Ci sarà da divertirsi» annunciava, d'altro canto, la Testa prima della manifestazione di piazza del Popolo. Maglietta nera con scritto «Boia Chi Molla», è lei la prima a entrare, rompendo una finestra, nell'edificio della Cigl. La 39enne, «madre di famiglia lavoratrice diventata terrorista per la libertà», nonostante si dichiari apolitica, era inseparabile da Fiore, Castellino e Giuseppe Meloni, «Pinuccio», 58 anni, ex capo dei Boys, vecchi ultrà della curva sud. Si difende: «Ero a una manifestazione spontanea non violenta (sic, ndr). Nella Cigl? Ero lì solamente per evitare che la occupassero e la devastassero». Luigi Aronica, «er Pantera de' Monteverde», durante gli scontri urla agli agenti: «Lo sai chi sono io? Attento, me sono fatto vent'anni di carcere per terrorismo». Al gip Lubrano non nega le sue intenzioni: «Volevo occupare il Parlamento», poi dice di essere in cura presso un centro per la schizofrenia. Non ricorda, però, il nome. Passaro, che «si dissocia dalle condotte violente durante l'assalto», posta e commenta con orgoglio le immagini della distruzione». Castellino, diverse condanne, è l'istigatore, secondo i magistrati, del corteo non autorizzato. Dal palco incita la folla: «Andiamo da Landini». A verbale sostiene di non avere usato violenza. «In mano avevo solo un megafono», lui stesso sarebbe stato colpito da vari oggetti.

Fiore, 62 anni, per gli inquirenti è il capo indiscusso. Una condanna a 9 anni per associazione sovversiva mai scontata, fondatore di FN con un altro latitante, Massimo Morsello, ex agente dei servizi britannici, non partecipa alla devastazione della Cigl ma «organizza, pianifica, sollecita, idealizza, istiga ma non si sporca le mani.

Decide quando l'azione criminosa deve cessare comprovando le sue capacità persuasive».

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