Cronache

"Associazione per delinquere". Nuova tempesta sulle Ong

Il fascicolo è stato aperto dai magistrati di Palermo Conflitti tra procure, l'antimafia convoca i pm

"Associazione per delinquere". Nuova tempesta sulle Ong

La questione Ong-migranti diventa un caso nazionale.

Sull'operato delle Organizzazioni non governative nei salvataggi al largo delle coste libiche la procura di Palermo indaga per associazione per delinquere. Lo svela il settimanale Panorama spiegando che, poiché l'ipotesi di reato è più grave di quella su cui lavora la procura di Trapani nei confronti di alcuni volontari di Medici senza frontiere (favoreggiamento dell'immigrazione clandestina), i magistrati palermitani vogliono avocare a sé tutte le indagini.

Un conflitto che il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti cercherà di ricomporre la settimana prossima, quando incontrerà a Roma i colleghi impegnati in prima linea sul tema dei profughi e della tratta di esseri umani.

Ieri, intanto, il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio ha parlato davanti al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, presieduto da Laura Ravetto. «Certo sarebbe utile aumentare le forze in campo, magistrati, forze dell'ordine - ha detto Cartosio -. Ma il fenomeno migratorio non può essere contrastato sul piano giudiziario e poliziesco. Il piano deve essere quello politico e sovranazionale». Poi, insieme al sostituto Andrea Tarondo, ha affrontato la questione dell'indagine aperta nei confronti di soggetti operanti a bordo di navi noleggiate dalle Ong, indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ma senza fare i nomi delle associazioni coinvolte.

«Ci sono condotte specifiche che vanno valutate anche alla luce dello stato di necessità - ha detto Tarondo -. Queste possono integrare astrattamente il reato di favoreggiamento, ma bisogna considerare che qui c'è un problema di salvataggio di vite umane. Ciò che conta è la valutazione che i giudici daranno dell'estensione dello stato di necessità. Bisogna capire se per questo si intenda solo quello di chi viaggia in mare e rischia di affogare o se va esteso anche a chi si trova in campi di concentramento in Libia ed è vittima di torture o di stupri». Fatti, quindi, che potrebbero essere non punibili perché il codice etico sul quale le organizzazioni basano la loro attività ruota attorno al «salvare vite umane».

Questo comporta la possibilità che le Ong non collaborino molto disinvoltamente con l'autorità di polizia qualora questo possa comportare sanzioni per le persone che loro aiutano. Cartosio smentisce invece che si stia indagando per accertare finanziamenti illeciti da parte delle Ong, mentre Tarondo conferma la scarsa collaborazione da parte di alcuni paesi, la Libia in primis. Sta di fatto, però, che alcuni soggetti delle Ong sapevano perfettamente luogo, ora e mare dove intervenire per i salvataggi e che in qualche occasione abbiano bypassando la centrale operativa della Guardia Costiera. Adesso il rischio più grande è legato alla criminalità. «In Sicilia arrivano non solo navi della Guardia costiera o Ong, ma gommoni, canotti, barchini, in completa clandestinità - ha concluso Cartosio -.

Non sappiamo che cosa fanno e non possiamo escludere che finiscano vittime di reati gravissimi o vengano utilizzati dalle mafie come manovalanza».

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