Politica

Assolta mamma Renzi. Ed è sfida coi magistrati

L'ex premier: "Continuino pure ad attaccarmi, io non mollo: prima o poi la verità arriva"

Il leader di Italia Viva Matteo Renzi
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi

Si sfoga ancora Matteo Renzi. Lo fa all'indomani della notizia dell'ultima inchiesta romana per finanziamento illecito alla politica - che lo vede iscritto nel registro degli indagati insieme con il manager Lucio Presta - annunciando l'assoluzione della madre, Laura Bovoli. Era accusata di concorso nella bancarotta fraudolenta documentale di una società cuneese: «Continuo nonostante tutto a credere nella giustizia. E nella verità. Sono curioso di capire quanto spazio verrà dato alla notizia di mia mamma oggi assolta dopo anni di indagini e processi. Assolta dall'accusa di bancarotta a Cuneo perché il fatto non sussiste - scrive - La verità arriva, prima o poi. Tante sofferenze ma poi arriva. Continuino pure ad attaccarmi, io non mollo. E soprattutto: ti voglio bene, Mamma. Scusami se hai dovuto subire tutto questo per colpa mia».

Renzi torna anche sull'inchiesta a suo carico della procura di Roma, e sulla concomitanza dell'uscita della notizia di essere indagato con la presentazione del suo libro, «che infastidisce perché parlo di giustizia, anche delle cene romane, di come si sono fatte le nomine al Csm». Quanto all'accusa di finanziamento illecito ribadisce che «per la mia attività professionale tutto è trasparente, tracciato, regolare, e perfettamente lecito. Nessuna polemica con i magistrati, confermo la mia disponibilità a qualsiasi chiarimento», dice. Ma che tutto sia «perfettamente lecito» negli oltre 700mila euro versati da Presta a Renzi tra il 2018 e il 2019 per rapporti professionali tra i due è quanto vogliono invece verificare i pm romani. Che potrebbero sentire gli indagati quando sarà terminato l'esame del materiale sequestrato in pc e telefonini dalla guardia di Finanza nella casa e nella sede della società del manager dei vip. Il quale con la sua Arcobaleno Tre aveva prodotto nel 2018 il documentario dell'ex premier «Firenze secondo me», corrispondendo a Renzi un maxi cachet da oltre 400mila euro, di molto superiore alla vendita del prodotto poi sul mercato. Al vaglio però ci sono soprattutto altri documenti e contratti tra l'agente e l'ex presidente del Consiglio. Il sospetto è che tra questi vi siano «rapporti contrattuali fittizi» e «fatture inesistenti». Ma la normativa sul finanziamento illecito è stretta. E pone dei limiti anche «ai finanziamenti e ai contributi in qualsiasi forma o modo erogati, anche indirettamente, ai membri del Parlamento nazionale». Renzi all'epoca dei flussi di denaro ricevuti dal manager si era dimesso da segretario del Pd ma non dal partito. Era, insomma, un esponente politico. I magistrati vogliono verificare se dietro a bonifici dalla società vi sia un presunto contributo illecito al leader politico Renzi, e non legittimi introiti professionali.

Un'ipotesi contestata dal legale di Presta («Sono prestazioni pagate alla persona fisica, non al politico o al partito»). Sotto la lente ci sono programmi televisivi che, a differenza del documentario, non sono mai stati realizzati. Le «operazioni inesistenti» infatti riguarderebbero cospicue somme versate per due progetti tv rimasti sulla carta, oltre che per la cessione di diritti di immagine in esclusiva. Denaro in entrata e in uscita: era già emerso che dopo aver incassato i compensi da Presta, Renzi avrebbe restituito il prestito da 700mila euro che aveva ricevuto da un amico per l'acquisto della sua villa di Firenze dove vive con la famiglia.

L'ex premier, respingendo le accuse di finanziamento occulto, ha attaccato ancora: «Useremo con gli inquirenti il massimo rispetto, quello stesso rispetto che ci è stato negato facendoci informare dell'avviso di garanzia dai giornalisti».

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