Attacco talebano al campus È strage di studenti e prof

Quattro terroristi hanno colpito con granate e colpi di mitraglia l'ateneo, almeno 25 i morti. Giallo sulla rivendicazione del blitz

Luigi GuelpaL'eroe anti-talebani è un professore di chimica di 34 anni, morto nell'assalto di ieri mattina all'università Bacha Khan di Charsadda. Pistola in pugno regolarmente denunciata, ha tenuto testa per qualche minuto ai guerriglieri jihadisti, ne ha ferito uno alla coscia prima di essere trucidato dai colpi di kalashnikov. Syed Hamid Hussain non era superman, anche se i social network gli stanno dedicando pagine su pagine e in Pakistan sta diventando quasi più famoso della gloria del cricket Imran Khan. Quando ha estratto la pistola dal cassetto della scrivania della sua aula ha spiegato ai suoi ragazzi di rimanere tranquilli e che avrebbe fatto il possibile per salvare la vita di tutti. «Non sapevamo che avesse con se l'arma - racconta Bilal Bahaar, uno degli studenti sopravvissuti - ma ci aveva raccontato della sua passione per le armi da fuoco e dell'abilità al poligono di tiro». È stata comunque una strage che ha ricordato quella del dicembre 2014, quando in una scuola militare a Peshawar vennero trucidate 150 persone. Il bilancio di ieri è tuttavia pesante: 25 morti tra studenti e insegnanti e 63 feriti. L'assalto è iniziato alle 9.30 (le 5.30 in Italia), quando quattro terroristi armati di mitragliatore e granate hanno fatto irruzione nell'ateneo dopo aver annientato il servizio di sicurezza composto da sette persone. Volevano compiere una carneficina, ed erano convinti di portare a termine il loro delittuoso proposito, perché l'ateneo, dove di solito vivono 3mila studenti, nella notte aveva altri 600 ospiti esterni. I quattro terroristi, alla fine asserragliati nell'ostello maschile del compound, hanno dovuto fare i conti oltre che con l'eroico gesto del professore anche con la polizia e con le forze speciali dell'esercito, in un assedio durato poco più di tre ore mentre la quasi totalità degli studenti era stato evacuato. Come i Boko Haram, che a suon di attentati sono riusciti a bloccare i corsi di oltre un milione di studenti in Nigeria, Chad, Camerun e Niger, anche per i talebani del Pakistan la cultura sembra essere la principale nemica da abbattere a ogni costo. Non è invece chiara la paternità del blitz di ieri al Bacha Khan. In un primo tempo a rivendicare l'azione è stato Umar Mansoor, uno dei comandanti del gruppo «Tehreek Taliban Pakistani» e mente della carneficina di Peshawar nel 2014. Ma nelle ore successive il quartier generale dei Ttp ha negato qualsiasi coinvolgimento, dissociandosi dall'assalto. Mohammad Kourasani, uomo che si è presentato con un tweet come «portavoce dei Ttp» ha rivelato che «i responsabili verranno giustiziati. Noi non ci macchiamo le mani di sangue in maniera così vigliacca». Situazione che potrebbe nascondere una frattura in seno al cuore della jihad pakistana, con elementi, come i quattro guerriglieri nel campus, che avrebbero abbracciato la causa dell'Isis, come per altro sta accadendo con diversi miliziani del confinante Afghanistan.

Dalla Svizzera, dove si trova per partecipare al Forum di Davos, il premier pachistano Nawaz Sharif ha annunciato un giorno di lutto nazionale e ha condannato l'insano gesto ricordando che «chi uccide studenti innocenti non ha fede e neppure religione e va combattuto senza esitazione».

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