Amici pochi, ma buonissimi. Tra i quali: Ricky Tognazzi, Giovanna Melandri, Massimo Gramellini, Piero Fassino, Tito Boeri, Pierfrancesco Favino, Walter Veltroni, Gianni Riotta, Alessandro Baricco. E come poteva mancare Baricco. E poi Michele Serra, Umberto Eco, Lorenzo Jovanotti, Ferzan Ozpetek (sì, c'è anche Ozpetek), Gianna Nannini, Roberto Vecchioni. Strano che manchi Ambra Angiolini. E, se non bastasse, un'infilata di nomi che sarebbe stucchevole anche nel salotto di Fabio Fazio: Concita De Gregorio, Sandro Veronesi, Fabio Volo, Fiorella Mannoia (sì c'è anche la Mannoia!), Francesco Guccini, Daria Bignardi (sì, anche la Bignardi!!) e pure Gabriel García Márquez, che è morto da sei mesi.
Quello meno a sinistra di tutti, ha in casa la collezione completa di Lotta continua , e il più a destra è Roberto Saviano, che oggi è l'icona del progressismo ideologicamente corretto, ma almeno da piccolo a Napoli frequentava le palestre dove boxavano i ragazzi del Fronte della gioventù.
Gianni Fantoni (le feste dell'Unità sono sempre le feste dell'Unità), Chiara Geloni, ovviamente Matteo Renzi (ruffiano), Enrico Letta (ipocrita), Massimo Bray (paraculo), Gardenia Gardini (la mamma è sempre la mamma), Luca Carboni... Strano che non ci sia Elio Germano. Sono gli amici di Dario Franceschini, il ministro più democristiano e meno bipartisan della storia della Repubblica, alla quale preferisce di gran lunga la redazione di Repubblica , che dal direttore Mauro alla cronista politica Annalisa Cuzzocrea, su Twitter la segue per intero.
Twitter è molto più comodo del mondo reale. Nella vita vera, molti amici ti si appiccicano addosso, e sei costretto a portarteli dietro anche se non ne hai voglia e non hanno niente da dirti. Su Twitter invece li scegli uno a uno, e quando non ti piacciono più li defollowi. Ma quelli che restano sono selezionatissimi, quelli che davvero vuoi ascoltare, gli unici che ti interessano. Sono i migliori. I più affini. Con i quali condividi passioni, gusti, idee. E ideologie.
E gli amici «social» di Dario Franceschini, che l'altra sera ha twittato con giusto orgoglio la notizia che era stata approvata in Consiglio dei ministri la riforma del proprio ministero («Adesso ci sono le basi per investire in modo moderno su tutela e valorizzazione») sono esattamente quelli lì , quell'ambiente lì, sempre gli stessi, che vanno da Claudia Gerini fino - al massimo - a Sofri. Luca. E solo perché Adriano non è su Twitter.
Il meraviglioso mondo di Dario inizia col generone romano e finisce col giro di La7. Il primo che ha seguito, in ordine di tempo, è Mario Adinolfi, che peraltro è già il suo ghost writer , l'ultimo è Giuliano Volpe, che lo stesso Franceschini ha nominato presidente del Consiglio superiore per i Beni culturali... Ma allora non è meglio una mail?
Franceschini: un uomo, come il suo governo. Delle larghe intese, ma dalle vedute ristrettissime. Perché Franceschini ti segua su Twitter devi avere almeno cinque delle seguenti cinque caratteristiche: 1) avere la tessera del Pd; 2) collaborare col gruppo Espresso; 3) avere firmato un appello per il Teatro Valle occupato 4) possedere tutte le copie dei libri di Veltroni autografe; 5) avere visto tre volte Mine vaganti . Se vuoi un retweet invece devi convenire che Debora Serracchiani (un'altra amica di Dario) ha un bel taglio di capelli.
Ministro di una intera Repubblica e amico di una minuscola élite, il ministro - che appare molto selettivo in fatto di consigli/idee/suggerimenti - a fronte di 143.000 follower ha scelto di seguire appena 95 account. Tolti quello del suo ministero, quelli dei suoi consiglieri come Stefano Ceci, quattro musei, la moglie (Michela Di Biase) e i direttori dei grandi quotidiani (Ezio Mauro, de Bortoli e Calabresi mentre mancano - per caso - quelli del centrodestra), Franceschini segue un'ottantina di persone: l' intellighenzia sopra elencata (da Baricco alla Mannoia) e una ventina di politici. Del Partito democratico. Uniche eccezioni: Enrico Ruggeri (c'è qualcosa oltre la politica) e Vittorio Sgarbi (ma il dubbio è che lo segua non per le sue idee nel campo dell'arte, ma in quanto fratello del suo editore, Elisabetta). Alla faccia del dialogo.
Individualista per carattere
e progressista per cultura, Franceschini è uno di quelli che se il monologo non lo fa lui lo annoia, e il dibattito se non parla di sé è inutile. Come tutti quelli che hanno meno amici del numero di caratteri di Twitter.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.