
Era parsa un'aggressione dettata dall'odio contro gli ebrei e ispirata dal clima di antisemitismo che si respira in tanti paesi europei. Italia compresa. Forse è così, ma forse no o non del tutto. C'é qualcosa che non torna nelle due versioni, opposte e inconciliabili fornite agli inquirenti dai protagonisti dell'inquietante episodio avvenuto domenica 27 luglio ad un autogrill dell'Autolaghi: lo scontro fra un turista francese di 52 anni che indossava la kippah e viaggiava con il figlio di 6 anni, e un gruppo di una quindicina di arabi, dei quali solo tre o quattro sono stati identificati, a quanto pare con un buon livello sociale.
Che cosa è realmente accaduto nei bagni del piano seminterrato, dove le telecamere della videosorveglianza non entrano?
"C'è una prova incontestabile - attacca Elie Sultan - e sono i video". Ma la procura frena, scandaglia le immagini, cerca i testimoni del parapiglia che ha avuto grande risonanza. Dunque, si procede, al momento, con una doppia iscrizione: lesioni con l'aggravante dell'odio razziale per lui, percosse con l'aggravante dell'odio razziale per il gruppo che lo fronteggiava. La differenza, tecnica, è presto spiegata: il francese si è curato da solo, tre dei suoi "avversari"" sono andati in ospedale e uno ha presentato un referto medico con una prognosi di sette giorni.
Elie Sultan ha raccontato di aver vissuto un incubo. Lui e il figlio scendono dall'auto per andare alla toilette. Ma, per loro sfortuna, incrociano i sostenitori della Palestina che hanno visto le kippah sulle loro teste e hanno cominciato a insultarli, scandendo frasi minacciose: "Andate all'inferno". E ancora : "Assassini, tornate a casa. Qui non siamo a Gaza". Lui estrae il cellulare e riprende la scena, loro provano a bloccarlo; poi all'uscita dai bagni, dopo qualche minuto il diverbio riprende fra calci e pugni, mentre lui scivola a terra. E gli occhiali si rompono.
Ma l'avvocato Federico Battistini dà una lettura capovolta dei fatti: "L'uomo che sosteneva di essere stato aggredito è stato in realtà il primo a dare una testata a uno dei miei assistiti, colpevole di avergli chiesto di cancellare il video in quanto lesivo della propria privacy, e a sferrare un pugno al fratello". Violenze fisiche e verbali, cresciute d'intensità secondo il legale dopo la scoperta che il gruppo parlava arabo. "Da qui - prosegue il legale - la reazione dei miei clienti e dei loro famigliari , scevra da qualsivoglia finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso".
A questo punto la Procura decide di approfondire le due querele e procede alla doppia iscrizione.
Elie rilancia e punta il dito contro il presunto tentativo di riscrivere i fatti: "Dicono che avrei reagito per aver visto un ciondolo con la Palestina ma non l'ho visto e comunque non avrei mai avuto un comportamento simile. Cercano di deformare le informazioni ma c'è la giustizia". Poi l'ultima stoccata: "Si difendono, le loro foto sono dappertutto in Italia, lo capisco ma i video sono incontestabili".
La Digos è al lavoro, poi il procuratore aggiunto Eugenio Fusco deciderà che strada seguire. Nei giorni scorsi la vicenda ha suscitato molti commenti.
"Speravamo - le parole del leader leghista Matteo Salvini - che la caccia all'ebreo fosse finita con la morte del nazifascismo". E anche il ministero degli Esteri francese ha definito "intollerabile" l'episodio che ora viene passato alla moviola dagli investigatori.