"Autonomia e libertà". Così Fi punta al governo

Il grido degli amministratori: "C'è troppa burocrazia, serve un ministero dei Comuni"

"Autonomia e libertà". Così Fi punta al governo

«Serve un ministero per i Comuni, unico interlocutore degli 8mila sindaci italiani». Marcello Fiori, responsabile enti locali di Forza Italia, chiede efficienza e semplificazione burocratica dal palco della convention azzurra «Idee per l'Italia». Quando il centrodestra tornerà al governo tutte le competenze dovranno essere accorpate.

Fi ha voluto ascoltare la società civile e di solito, quando si parla dei suoi problemi, la società civile urla. Denunce e lamentele, ma anche esempi di buone pratiche, vengono da primi cittadini e amministratori locali, nella seconda giornata dell'incontro organizzato a Milano dalla coordinatrice della Lombardia Mariastella Gelmini e dal capogruppo al Senato, Paolo Romani. «L'ascolto del Paese - dicono - non può prescindere dall'ascolto di sindaci e amministratori, che conoscono da vicino le difficoltà dei cittadini. Sono la spina dorsale del nostro partito».

Dai relatori e dagli applausi della platea arriva una spinta verso regionalismo e autonomia, contro la centralizzazione accentuata dalla legge Delrio. E di questa legge si chiede l'abolizione, come della Bassanini (che permette ai dirigenti di ostacolare i politici) e della Severino (gli amministratori locali non possono ricandidarsi con una condanna di primo grado, mentre per i parlamentari si aspetta quella definitiva).

Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, dice che dopo i referendum in Lombardia e Veneto è la volta della sua Regione. «A fine dicembre, con la legge di Stabilità, approveremo una risoluzione per aprire un tavolo di trattative con Roma. Gli 8 miliardi di euro che vengono dai nostri porti vogliamo utilizzarli noi. E non è possibile che per dragare fiumi o porti dobbiamo farci autorizzare dal ministero dell'Ambiente». Il popolo della «Rivoluzione comune» vuole riforma della giustizia, rivoluzione digitale, riforma della Polizia locale. E si scaglia contro il nuovo codice degli appalti che, per Toti, porta all'immobilismo. «È il vero tappo di ogni opera pubblica- concorda Fiori- perché chiede per fare le gare il progetto esecutivo, con i minimi dettagli. Ma per farlo serve un ingegnere e quanti comuni ce l'hanno? Al massimo un geometra e non serve. Né si può prenderlo fuori, le consulenze sono vietate».

Il sindaco di Monza, Dario Allevi, è esasperato: «Mi tagliano il 60 per cento del bilancio, 19 milioni l'anno e mi chiedono di aumentare i servizi. Neanche il mago Merlino!». Quello di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, racconta: «Abbiamo fatto 150 allontanamenti, Daspo urbano per venditori abusivi e mendicanti. Sono andati tutti a Milano, che ne ha allontanati solo 13-14». Un altro primo cittadino è stufo di «fare l'esattore delle tasse per lo Stato», con il calo del 37 per cento, 6 miliardi, degli investimenti pubblici nei comuni. «Ho 60 milioni in cassa ma non posso spenderli!», fa eco un sindaco.

«Parisi fa Energie per l'Italia- interviene, con foga il consigliere regionale in Lombardia Vittorio Pesato-, questo convegno s'intitola Idee per l'Italia, ma poi serve qualcuno che energie ed idee le traduca in cose da fare. Ecco, noi amministratori siamo le gambe dell'Italia. Solo, dateci i mezzi!».

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