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Autostrade, il governo ora minaccia. Entro 10 giorni il Cdm per la revoca

L'esecutivo, "irritato", respinge la difesa del gruppo Atlantia. Ma anche i Benetton sono già pronti a una maxi-causa

Autostrade, il governo ora minaccia. Entro 10 giorni il Cdm per la revoca

Altri dieci giorni per risolvere il cortocircuito sulla vendita (saltata) di Autostrade per l'Italia a Cassa depisti & Prestiti. Ieri, in serata, e prima del consiglio dei ministri, è andato in scena un vertice a Palazzo Chigi per affrontare la questione. Al tavolo il premier Giuseppe Conte, il ministro dei Trasporti Paola De Micheli e quello dell'Economia, Roberto Gualtieri. «Se Atlantia non cambierà idea spiegano fonti di governo un Cdm verrà convocato entro dieci giorni per formalizzare la revoca della concessione, ma se invece arriverà una proposta, sarà valutata».

Il governo, che aveva minacciato già per questa settimana il ricorso alla revoca, prende ancora tempo nel tentativo disperato di riaprire la trattativa sempre più arenata.

La situazione è fluida, ma il confronto tesissimo e le parti lontanissime. Il governo si dice «irritato» e respinge gli argomenti della controparte (illustrati in due missive): Atlantia, secondo l'esecutivo, ha infatti modificato le condizioni dell'accordo siglato in estate. Rigettata anche l'accusa che i Benetton sarebbero forzati a un'operazione non di mercato.

Ieri, in ogni caso, i vertici di Atlantia hanno ammesso che, in caso di revoca - che provocherebbe il default di Atlantia e Aspi per l'immediato, ma impossibile, rimborso di debiti e bond per 16 miliardi «la società sarebbe pronta a contrattaccare con una maxi-causa dopo aver avviato una procedura concorsuale a tutela dei creditori». Una estrema ratio visto che Atlantia si dice ancora «disponibile al confronto» pur spiegando che, a suo parere, «ha rispettato tutte le richieste del governo, dall'articolo 35 del Milleproroghe, all'uscita di Aspi dal perimetro di Atlantia, non potendo però accogliere alcuni vincoli come subordinare l'efficacia dell'accordo, per esempio, all'immediata uscita di Edizione da Aspi».

La holding ha il 30,6% di Atlantia e in trasparenza il 26,6% di Aspi. Difficile, dunque, ipotizzare qaule potrà essere il nuovo punto di incontro.

Da parte sua, la Cassa Depositi & Prestiti fa sapere da fonti interne che «senza manleva non si va da nessuna parte e che Atlantia ha rifiutato la proposta di applicare al dossier la stessa tipologia di manleva usata nel 2013 nell'operazione Gemina». Anche se Atlantia ribatte ricordando che si tratta di un'operazione diversa che era, l'altro, già stata deliberata dal board e dall'assemblea.

Insomma, le parti hanno aumentato sideralmente la distanza e il governo vorrebbe mettere un punto su una vicenda su cui ha perso il controllo.

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