La modifica al Milleproroghe su Autostrade c'è stata. Ma non è quella attesa da chi nella maggioranza - Pd e Italia Viva - non vuole misure «ad aziendam», che penalizzino direttamente la società concessionaria della maggioranza delle tratte autostradali italiane.
Ancora una volta ha vinto la linea del M5s e di Luigi Di Maio, commentavano ieri esponenti della maggioranza. Il riferimento è a indiscrezioni circolate in serata su una modifica al decreto di fine anno che, all'articolo 37, prevede il divieto per i concessionari di recedere dal contratto chiedendo un indennizzo.
Chiaro il riferimento ad Aspi del gruppo Benetton che, nei giorni scorsi, ha annunciato il recesso in caso in cui il governo dovesse approvare il Milleproroghe con le modifiche alle norme che regolano le concessioni.
Il «salvo intese» inserito nella prima versione del decreto, insomma, sarebbe servito al governo non per ammorbidire la norma che prevede un dimezzamento dell'indennizzo dovuto alle società alle quali viene revocata la concessione, ma per aggiungere un ulteriore giro di vite: niente indennizzo per i concessionari che chiedano la risoluzione del contratto. Anche se la causa è un cambiamento delle regole.
Segno che il leader politico del M5s Di Maio conta ancora molto nell'esecutivo. Più del Pd e di Iv. In grado di dettare la linea al premier Giuseppe Conte che proprio ieri, alla conferenza stampa di fine anno, ha assicurato come la norma sulle concessioni introdotta nel Milleproroghe «non riguarda solo Aspi ma tutti i concessionari».
Il problema oltre che politico è anche economico. Venerdì Di Maio ha escluso che il governo debba risarcire Autostrade per 23 miliardi di euro. Il calcolo previsto dal Milleproroghe limiterebbe il risarcimento a una cifra compresa tra 7 e 10 miliardi di euro. Senza questa riduzione dell'indennizzo, il costo della revoca della concessione ad Autostrade fortemente voluta dai Cinquestelle dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, diventa insostenibile.
Il testo del decreto era atteso venerdì al Quirinale poi la frenata. Ufficialmente per mettere a punto dei dettagli, in realtà per le diverse opinioni sul trattamento da riservare ad Autostrade. Lo scontro è continuato anche ieri e lo stesso articolo 37 è diventato oggetto del confronto tra ministri e partiti di maggioranza. Possibile quindi che l'ulteriore stretta esca di scena nella versione definitiva del provvedimento, che dovrebbe arrivare al Quirinale oggi ed essere pubblicata il 30 in Gazzetta ufficiale.
Tra le altre modifiche circolate ieri, una frenata sulla Rc auto familiare introdotta dal decreto fiscale.
Il provvedimento collegato alla manovra estende la possibilità per tutti i membri di una famiglia di ottenere la classe di merito più bassa, già prevista dalla legge Bersani per gli autoveicoli, a tutti mezzi di trasporto compresi ciclomotori e motocicli. Poi estendeva la possibilità anche ai contratti già in essere. Il Milleproroghe sposta in avanti l'entrata in vigore della misura di 45 giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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