E ora Mario Draghi. Nell'antologia dei ripensamenti grillini mancava soltanto lui. La rivelazione è di venerdì, quando lo stesso staff di Luigi Di Maio ha reso noto l'incontro avuto dal ministro degli Esteri con l'ex presidente della Bce. La data del faccia a faccia, tenuto segreto per settimane, è stata il 24 giugno quando i due hanno parlato di «dossier europei», come hanno fatto sapere le solite fonti della Farnesina. Aggiungendo che si è trattato di «un incontro positivo e proficuo». La questione è derubricata da Di Maio ai consueti incontri istituzionali svolti dal ministro nell'ambito della sua attività. E pazienza se la notizia ha mandato in fibrillazione sia la parte più dura del M5s, sia Palazzo Chigi. Con gli uomini del premier Conte che, come riportato ieri dal Giornale, hanno parlato di «fuoco amico» da parte dell'ex capo politico pentastellato.
Proprio lui a ottobre del 2018, in piena sessione di bilancio gialloverde, aveva attaccato duramente l'allora numero uno dell'Eurotower. «Vedo dai ministri tedeschi molto più rispetto per quello che stiamo facendo che dal capo della Bce», spiegava davanti alle telecamere della trasmissione di Rai2 Nemo. Draghi qualche giorno prima si era limitato ad auspicare «buon senso» nella trattativa tra Roma e Bruxelles. Ma Di Maio non pago lo aveva accusato di remare contro l'Italia: «Siamo in un momento in cui bisogna tifare Italia e mi meraviglio che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima ulteriormente». L'affondo dell'allora leader del M5s e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico era stato preceduto da una nota dei deputati Cinque Stelle della Commissione Bilancio della Camera: «Se i mercati stanno prezzando la possibile uscita dall'euro è perché ogni giorno da parte dei commissari Ue, e ci duole dirlo, anche del governatore della Bce, arrivano attacchi all'Italia».
Basta cercare la parola chiave «Draghi» nell'archivio del Blog delle Stelle per capire come il M5s apprezzasse ben poco l'ex capo della Bce. A fine dicembre del 2017 gli eurodeputati lo accusavano di incontrare associazioni segrete. Questo il titolo del post: «Draghi nei guai: aperta indagine sui suoi incontri con associazioni segrete». «Comanda il popolo, non Draghi» è il lancio di un articolo del Blog datato 7 febbraio 2017 e firmato da Elio Lannutti, allora presidente Adusbef, eletto senatore alle politiche dell'anno successivo. E ancora, un mese prima, la «bufala di Draghi» sui 359 miliardi da pagare per uscire dall'euro. E andando a ritroso, altri titoli del Blog: «L'austerity di Draghi», nel 2015, «Draghi ingrassa solo le banche» allegando un intervento del 2014 dell'eurodeputato Marco Valli, nel 2018 espulso dal M5s. Quindi prese in giro di tutti i tipi: «Draghi Poppins» (2014), «Draghi Mago Silvan» nel 2013 e «Draghi è un bluff» nel 2011.
Non poteva mancare Beppe Grillo che nell'autunno 2014 parlava di «ricatto della Bce», spiegando che «Draghi vuole azzerare il welfare».
Sempre a Italia 5 Stelle di sei anni fa, molto più duro Gianroberto Casaleggio: «Questo signore è un banchiere e non può darci ordini». L'onore delle armi della coerenza va ad Alessandro Di Battista che nei mesi scorsi ha ribadito «non mi fido di Draghi» e «No al Mes, no a Draghi».
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