Guerra in Ucraina

Avviso a "Novaya Gazeta", fermato il direttore. Minacce sui funerali di Navalny (ma l'Italia c'è)

Sokolov è al giornale già di Muratov e Politkovskaja. Alle esequie il numero 2 dell'ambasciata

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I canali Telegram della resistenza, Novaja Gazeta, Meduza, Ovd-Info, Exo e Radio Svaboda, accompagnano la notizia del funerale di Navalny con un messaggio che recita: «Se succede qualcosa e vieni arrestato, scrivi o chiama al numero whatsapp...». Arrivati a questo punto, sembra davvero impossibile pensare che Putin voglia rinunciare al monopolio della violenza, anzi, dall'inizio dell'operazione speciale la situazione in Russia è di gran lunga peggiorata in termini di libertà di parola, di stampa o di opinione. Ne sa qualcosa Serghei Sokolov, il direttore di Novaya Gazeta, condotto ieri a un commissariato di polizia, per rispondere dell'accusa di «discredito delle forze armate». Sokolov, condannato al pagamento di una multa di 30mila rubli, guida Gazeta da settembre, dopo le dimissioni del Nobel per la pace Dmitry Muratov, bollato come «agente straniero» dalle autorità russe.

Fin dai tempi del brutale assassinio di Anna Politkovskaja nel 2006 (3 anni dopo vennero freddati i suoi collaboratori Stanislav Markelov, Natalia Estemirova e Anastasia Baburova), Putin non perde occasione di utilizzare le maniere forti per preservare il pensiero unico. In realtà già nel 2004 venne fatto fuori, con un assalto in pieno stile mafioso, Paul Klebnikov, capo redattore dell'edizione russa di Forbes, abile a scovare scandali e corruzione tra gli oligarchi amici dello zar del Cremlino. Il clima di terrore prosegue: solo nel 2023 sono state assassinate 23 persone, tra reporter, dissidenti e manager. Degli arresti si è perso il conto (oltre 20mila dal 2022). L'altro ieri il dissidente Oleg Orlov è stato condannato a due anni e mezzo di carcere, con l'accusa di aver denunciato l'aggressione della Russia all'Ucraina, in base a una legge bavaglio che di fatto vieta di criticare l'invasione iniziata il 24 febbraio di due anni fa. Sempre ieri le manette sono scattate ai polsi dell'attivista Andrei Vyazov, fermato a Krasnodar dopo aver esposto uno striscione di protesta contro la morte di Navalny. Le riprese mostrano Vyazov mentre stringe una sciarpa con la scritta «Navalny 2018», slogan riferito all'anno della fallita candidatura presidenziale dell'ex leader dell'opposizione.

Oggi intanto si celebreranno a Mosca i funerali di Navalny alla Chiesa dell'Icona della Madre di Dio. Il dissidente verrà quindi sepolto nel cimitero Borisov della capitale, anche se al momento non si trova un'agenzia funebre disposta a portare il corpo in chiesa. Com'era prevedibile tutta la zona è stata militarizzata: sono state predisposte recinzioni metalliche e installate telecamere sui lampioni. I media d'opposizione raccontano di agenti che procedono a perquisizioni, esaminano documenti e fermano chi esce dalla stazione della metro Kashirskaya. In vista delle esequie inoltre, il ministero dell'Istruzione ha proposto un video diretto agli studenti e ai loro docenti, in cui si ribadisce la proibizione a partecipare a manifestazioni non autorizzate. Ai funerali, su istruzioni del ministro degli Esteri Tajani, prenderà parte l'incaricato d'Affari dell'Ambasciata italiana a Mosca, lo si apprende da fonti della Farnesina. Negato invece dall'Ambasciata russa a Roma il visto d'ingresso nel Paese ai parlamentari Della Vedova, Quartapelle e Scalfarotto. Il Cremlino giustifica le restrizioni sostenendo di voler prevenire operazioni terroristiche, ma la situazione è pesante anche perché ricorre in questi giorni il nono anniversario dell'assassinio di Boris Nemcov, considerato all'epoca il più quotato rivale di Putin.

Si era schierato contro la prima invasione russa dell'Ucraina nel 2014, definendo illegali le attività delle forze armate.

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