Gli azzurri vogliono contare. "Siamo noi il terzo partito"

I forzisti si vedono già sopra i 5 Stelle grazie all'accordo con la "Svp". "Ora più voce in capitolo". Tajani: "Un vicepresidente Ue all'Italia"

Gli azzurri vogliono contare. "Siamo noi il terzo partito"
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«Non pretendiamo poltrone, ma dobbiamo contare di più, nella coalizione e fuori, anche per il peso del Ppe in Europa», gli azzurri sventolano il risultato delle Europee. Sono il secondo partito del centrodestra con il sorpasso sulla Lega, si ritengono terzo partito nazionale scavalcando il M5S e con obiettivo 20% alle prossime politiche. Per Forza Italia il successo elettorale vale doppio, è il segno della rinascita dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, nel nome del nuovo leader Antonio Tajani. E il tam tam è che il dato finale è in realtà 10,2, perché al 9,7 uscito dalle urne va aggiunto lo 0,5 del partito tirolese Svp, lista presente solo nel Nord Est e collegata a Fi. Lo dice il segretario Tajani, lo certifica il capogruppo in Senato Maurizio Gasparri mostrando un foglio pieno di frecce e segni «+», lo ripetono tutti ai diversi livelli. «Risultato straordinario, fantastico», osserva Adriano Galliani.

Alla conferenza stampa sul voto, il vicepremier e ministro degli Esteri scandisce: «Siamo la terza forza politica in Italia. Da parte nostra, nessun problema per la tenuta della maggioranza, anzi questo risultato la rafforza. Quindi, massima lealtà nei confronti degli alleati e della presidente del Consiglio. L'ho sentita stamattina (ieri, ndr), congratulandomi per il suo risultato e lei per il mio. Continueremo a lavorare d'amore e d'accordo». La vittoria la dedica al Cavaliere, ma dice che «non è più la Fi di Silvio Berlusconi, anche se si rifà a tutti i suoi valori e lui rimane l'ispiratore». Questo risultato «enorme» prova che quello azzurro non è «un partito-museo» e si è solo alla «prima tappa di un lungo percorso, di una strategia che ci vuole protagonisti nello spazio che va da Meloni a Schlein». Il segretario vuole evitare polemiche, soprattutto con gli alleati e sottolinea: «Quando dico di occupare lo spazio tra Meloni e Schlein considero la Lega fuori da questo spazio politico: non voglio andare a cercare i consensi tra partiti alleati, il mio obiettivo è quello di allargare i confini del centrodestra, non risistemare i conti all'interno. Il governo è uscito rafforzato da questo risultato elettorale, noi siamo cresciuti non a danno della Lega o di FdI perché hanno avuto un ottimo risultato, guardiamo a un altro tipo di elettorato. Siamo partiti distinti e a livello europeo apparteniamo a famiglie diverse».

Fi rappresenta in Italia, con il partito di Maurizio Lupi, il Ppe che a Bruxelles fa la parte del leone ed esce vittorioso dalle urne. Per questo, il peso politico si moltiplica, all'interno della famiglia popolare, che eleggerà presidente di Commissione, del Parlamento europeo e tanti altri. Tajani ripete di essere favorevole a un accordo tra popolari, conservatori, liberali, ma il dibattito sulla prossima maggioranza è aperto e «l'unica cosa certa è che il Ppe è il primo partito». Fulvio Martusciello, capogruppo a Bruxelles, aggiunge che mercoledì è stato convocato con tutti i presidenti delle delegazioni da Ursula von Der Leyen, e «le diremo che non siamo disponibili ad allearci con i Verdi».

Sul bis della candidato del Ppe alla guida della Commissione, Tajani non si sbilancia: «Saranno i capi di Stato e di governo a fare una valutazione. Quella al Consiglio europeo è un'indicazione politica, non c'è un vincolo giuridico. Ancora è troppo presto». Intanto il vicepremier avverte: «All'Italia spetta un vicepresidente della Commissione Ue con un portafoglio importante».

Tajani e i suoi evidenziano quel che è oggi la forza «rassicurante», affidabile, del nuovo corso. Cioè quanto sia cambiato il partito, la sua classe dirigente, la tipologia degli esponenti, perfino l'età, e anche gli elettori. La chiamano «mutazione genetica» ed è passata attraverso congressi veri sul territorio, voti e consultazioni democratiche. «Non ci sono più nani e ballerine, non c'è solo un leader eccezionale al comando», dicono gli azzurri. Ora la transizione è finita, il partito è compatto, la leadership chiara. Per Tajani «un solo decimale sopra l'8 era già un buon risultato» ,ma si è andati ben oltre, verso l'obiettivo politico del 20%. «Siamo orgogliosi del lavoro fatto, abbiamo dimostrato che Fi è più viva che mai - spiega il portavoce Raffaele Nevi - Quel che ci interessa è solo avere maggiore attenzione ai temi che fanno parte del nostro Dna».

Fi intende far pesare il risultato elettorale per spingere le battaglie storiche azzurre, accelerare ad esempio la riforma della giustizia con la separazione delle carriere e migliorare l'Europa secondo il programma elettorale. «I voti - dice Nevi- noi li abbiamo cercati sui contenuti concreti, non puntando su personaggi o provvedimenti ad effetto».

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