Coronavirus

Il Babbo Natale del Covid non fa doni: la positività più alta dell'ultimo mese

Accertati 10.407 casi su 81.285 tamponi (il 12,80 per cento) Scendono i decessi (261), rallenta il calo delle terapie intensive

Il Babbo Natale del Covid non fa doni: la positività più alta dell'ultimo mese

Il Babbo Natale del Covid non ha portato doni, ma solo un pasticcio sui numeri emessi ieri. Il primo bollettino rilasciato attorno alle 17,30 di ieri registrava addirittura un numero di morti nettamente inferiore rispetto al giorno precedente: un Natale di resurrezione (anzi di resurrezioni, per la precisione 450) che faceva pensare più a una Pasqua in anticipo. Ma trattavasi di errore, presto corretto. I morti erano 261 in più, pochi rispetto alla media delle ultime settimane (era dal 2 novembre, giorno dei morti, che non ce n'erano meno, 233) ma comunque con un + e non un - davanti.

Ma il «cuore» dei dati di questi giorni di Natale sta altrove. E non è il superamento della «frontiera» dei due milioni di contagi complessivi avvenuto il giorno della vigilia (ieri erano 2.038.759) ma il numero di contagiati in rapporto ai pochi tamponi fatti: il 24 dicembre 18.040 test positivi su 193.777 fatti (indice di contagio del 9,1 per cento); il giorno di Natale 19.037 test positivi su 152.334 effettuati (indice di contagio del 12,50 per cento); ieri, Santo Stefano, 10.407 nuovi casi su 81.285 tamponi, con un indice di positività del 12,80 per cento, il più alto dal 23 novembre, quando era del 15,39.

Insomma, bene ma non benissimo. Soprattutto in alcune regioni. Come il veneto, da diverse settimane pecora nera d'Italia. Ieri 2.523 nuovi casi su un totale di 17.720 tamponi, con un indice di positività del 14,24 per cento. Ma è il dato del giorno di Natale che sgomenta a proposito della regione: 5.010 nuovi contagi a fronte di 13.776 tamponi fatti, con una percentuale quasi incredibile: il 36,37 per cento. «Penso alla mia comunità: in Veneto abbiamo ormai raggiunto dieci mesi di questo incubo», ha detto il governatore Luca Zaia in quello che ha definito «il Natale più triste».

Per quanto riguarda le altre regioni, ieri al secondo posto per numero di contagi complessivi c'era l'Emilia-Romagna, con 1.756 casi su 5.775 test effettuati (indice elevatissimo, pari al 30,41 per cento). Terza la Lombardia, con 1.606 casi su 15.337 tamponi refertati (il 10,47 per cento) e il Lazio con 1.123 casi su 10.594 tamponi (il 10,60 per cento). Male anche il Piemonte, dove i nuovi contagi accertati ieri sono stati solo 417 ma a fronte di appena 2.704 test effettuati (il 15,42 per cento), la Puglia con 544 casi e 2.391 tamponi (il 22,75 per cento) e la Calabria con 237 casi su 1.512 tamponi (il 15,67 per cento). Da segnalae che ieri la provincia autonoma di Bolzano ha messo a referto zero casi e zero tamponi. Praticamente un giorno sbianchettato dall'agenda del Covid-19.

E veniamo al fronte ospedaliero, dove le cose migliorano lentamente. Dei 580.941 attualmente positivi (un numero che solo il 22 novembre era di 805.947), 555.055 sono in isolamento domiciliare fiduciario. I ricoverati complessivi sono 25.886, con una diminuzione di 100 unità rispetto al giorno precedente: di essi 23.304 sono sintomatici in reparti ordinari (-98) mentre 2.582 sono in terapia intensiva. Va segnalato che la diminuzione di questo dato, che è costante da un mese (era il 25 novembre quando si era raggiunto l'acme della seconda ondata con 3.848), sta però rallentando: -5 a Natale, -2 ieri.

Speriamo sia un caso e non il segnale di un'inversione di tendenza che sarebbe allarmante.

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