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Baby gang terrore di Napoli. Massacrato un altro ragazzo

La vittima un 15enne aggredito alla fermata della metro. Il questore: «Violenza assurda e immotivata»

Baby gang terrore di Napoli. Massacrato un altro ragazzo

Napoli - Gaetano è un ragazzino di 15 anni, e da ieri non ha più la milza. Gliel'hanno asportata i medici dell'ospedale di Giugliano, in provincia di Napoli, perché un gruppo di baby criminali lo ha massacrato a calci e pugni, davanti alla fermata della metro a Chiaiano. Così, senza motivo. Per passare il tempo e provare il brivido del sangue.

Parla di «assurda e immotivata violenza aggressiva di un branco» il questore di Napoli, Antonio De Iesu che si trova a fronteggiare un fenomeno che avvicina sempre più il capoluogo campano ai sobborghi sudamericani. «Stiamo sul pezzo - assicura - si stanno estrapolando immagini e ricostruendo i fatti. Abbiamo elementi su cui orientare le indagini». Il capo della polizia napoletana chiama in causa il contesto ambientale ma anche l'assenza di collaborazione da parte dei cittadini: «Anche questa volta nessuno ci ha chiamato per raccontarci quanto successo». A soccorrere la vittima è stato il papà di un amico che passava di lì. Lo ha caricato in auto e l'ha portato a casa, a Melito. Il dolore lancinante al fianco ha però costretto il ragazzino a correre in ospedale.

«Questi episodi si sono verificati in aree diverse, con modalità diverse - sottolinea De Iesu - sono minorenni deviati, il problema è scendere a fondo e capire perché alcune aree generano questa devianza. Sono branchi che si mettono insieme, che eludono anche la sorveglianza dei genitori, forse assenti, e conclude si rendono protagonisti di questi atti vili e di inaudita violenza». Gaetano era in compagnia di due cugini e doveva arrivare a Qualiano per incontrare altri amici e passare il venerdì sera in pizzeria. L'ha trascorso, invece, in una sala operatoria. «Mio figlio ha dovuto subire l'asportazione della milza ma poteva capitargli anche di peggio denuncia tra le lacrime la mamma, Stella Lucca . Non è possibile che episodi del genere si ripetano con tanta frequenza». «La prossima volta, a chi toccherà?», si chiede la madre del giovane. «Non siamo tutelati, questa violenza assurda deve finire». Quella che sembrava solo una sfortunata concatenazione di eventi è diventata invece un'emergenza. Acuita dall'emulazione, da parte di questi baby delinquenti, di atteggiamenti alla Gomorra. Il 18 dicembre scorso, il 17enne Arturo è stato accoltellato dal branco nella centralissima Via Foria. È vivo per miracolo, la lama si è fermata due millimetri prima di recidere la giugulare e farlo morire dissanguato, sul marciapiedi. Domani tornerà a scuola, ma non può ancora parlare. Le corde vocali sono state seriamente compromesse, e non è detto che decida di curarsi e continuare a vivere a Napoli. Ancor prima, un 16enne aveva pugnalato due coetanei al Vomero perché ha detto al giudice, quando è stato fermato lui non sopporta quelli che «vivono nella parte ricca della città». E ancor prima, nella zona della movida di Chiaia, tra i bar frequentati da migliaia di giovani ogni settimana, due gang si erano affrontate a colpi di pistola per lavare l'onore macchiato da uno sguardo di troppo. «La sicurezza non è solo un problema di ordine pubblico ha dichiarato il presidente delle Pmi Confapi Napoli, Gianpiero Falco è anche la percezione che si ha della realtà. E oggi Napoli appare una metropoli abbandonata, preda del disagio e del degrado.

Senza sicurezza non può esserci sviluppo».

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