A Ghedi, Bassa Bresciana, la morte «del Pietro» è una cicatrice nell'anima di tutti. Lo era anche in quella di Francesco che, l'altro ieri sera, ha rischiato di fare la stessa fine. «Il Pietro» è Pietro Raccagni, il macellaio di Pontoglio che l'8 luglio 2014 venne ucciso a bottigliate da tre stranieri nel corso di un furto nella sua villa.
Francesco è invece Francesco Scalvini, 36 anni, ora in fin di vita in ospedale dopo essere stato colpito selvaggiamente dal piede di porco che i ladri avevano usato per introdursi nella sua abitazione.
La banda, composta da tre banditi dell'Est, una volta sorpresa in casa, ha infierito con violenza inaudita contro Francesco, il padre Giancarlo, 71 anni, e lo zio Ignazio, 66 anni.
I tre stavano rientrando lunedì sera nella villa di famiglia. Erano le 20. Francesco, Giancarlo e Ignazio avevano tante volte parlato tra loro della triste sorte toccata al «Pietro», ammazzato a pochi chilometri da dove abitano gli Scalvini. C'è mancato poco che la stessa tragedia si abbattesse anche su di loro.
Gli Scalvini, papà e figlio elettricisti, insieme allo zio erano appena rientrati per cena. Insospettiti da un rumore, hanno aperto la porta del magazzino sottostante all'appartamento, trovandosi dinanzi ai banditi.
Terrificante l'assalto a colpi di spranga. Francesco, colpito alla testa, è crollato a terra svenuto. Ad accorrere per prima è stata la moglie che, attirata dalle urla si è precipitata nel cortile della palazzina in via Petrarca e ha avvertito i soccorsi.
Il 36 enne è stato trasportato in codice rosso in ospedale, dove si trova ricoverato in gravissime condizioni. Ferite più lievi invece per il padre e lo zio, aggrediti anche loro a bastonate.
Subito i carabinieri si sono messi sulle tracce dei tre rapinatori che hanno la carnagione chiara e parlano con accento dell'Est. È lo stesso gruppo di malviventi che pochi minuti prima dell'arrivo dei padroni di casa si erano fatti strada all'interno per mettere a segno una rapina. Avevano usato una scala a portata di mano per raggiungere il primo piano dello stabile, poi avevano forzato una finestra da cui erano riusciti ad accedere. Ma non erano stati in grado di portare a termine il loro piano. Quindi, sorpresi dall'arrivo dei tre, si sono nascosti e poi hanno tentato la fuga.
Ma nel cortile hanno trovato gli Scalvini. La situazione è degenerata nel momento in cui il trio di malviventi ha iniziato ad aggredire a sprangate i tre familiari. Poi la fuga dei malviventi e i soccorsi alle vittime.
Nel novembre 2015 i quattro assassini di Pietro Raccagni sono stati condannati in secondo grado a pene da 14 ai 16 anni: meno di quanto chiesto
dall'accusa, ma leggermente di più rispetto alla sentenza del primo processo (dai 10 ai 13 anni).In occasione di entrambi i verdetti, identico il commento della famiglia Raccagni: «Quegli assassini meriterebbero solo l'ergastolo».
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