Bankitalia, Visco teme le mosse gialloverdi. Manovra, sprint Lega

Il governatore: «Incubo deficit». Salvini chiede modifiche ai conti prima dell'estate

Bankitalia, Visco teme le mosse gialloverdi. Manovra, sprint Lega

Rapporti sempre più tesi tra governo e Bankitalia. Se il governatore Ignazio Visco non risparmia critiche - indirette ma chiarissime - all'esecutivo, la maggioranza ha preso di mira direttamente la governance di palazzo Koch. Obiettivo rendere la Banca d'Italia un po' meno autonoma, un po' più nazionale e controllata dalla politica. Forse aprire un varco per un controllo più politico di dividendi e riserve.

I rapporti tra via nazionale e il governo non sono buoni dai tempi delle crisi bancarie e delle accuse (soprattutto pentastellate) di non avere vigilato. Il governatore per contro non ha mai risparmiato richiami all'esecutivo in carica.

Ieri Visco ha sostenuto che «se si alimenta la paura, che molti di noi possono avere, che alla fine la politica sia quella di distaccarci dall'Europa, i mercati la ascoltano e si assicurano contro questo rischio». E poi, sempre contro il governo: «Ci vuole fiducia e capacità di programmazione, non si può vivere sotto l'incubo del disavanzo che non asseconda la richiesta di stabilità dei mercati».

In questo contesto è spuntato il disegno di legge 1332 firmato dal senatore leghista Massimiliano Romeo e da Stefano Patuanelli del M5s.

L'ispirazione non è sovversiva. Si fa riferimento esplicito ai sistemi in vigore nell'Eurozona, in particolare al sistema misto della Bundesbank tedesca. Idea del vero ispiratore della legge, il presidente della commissione Finanze del Senato Alberto Bagnai, economista euroscettico, in corsa per la poltrona di ministro delle Politiche europee.

Sua, dopo una sollecitazione della presidente del Senato Casellati, anche l'idea di cautelarsi prevedendo una consultazione della Bce prima di procedere con la riforma. Che, in ogni caso, si farà. Ha l'appoggio del vicepremier Matteo Salvini e inizierà il suo iter a Palazzo Madama al più tardi in luglio. Mese caldissimo per Salvini che addirittura accelera: «La Lega vuole anticipare la manovra entro l'estate, non c'è tempo da perdere».

Per rendere la proposta inattaccabile la legge cita appunto il modello Bundesbank dove le cariche di vertice sono decise dal Governo federale e dal Bundesrat. Allo sesso modo il Ddl della maggioranza gialloverde prevede che Governatore, Direttore generale e tre vice direttori generali di Bankitalia siano nominati dal presidente del Consiglio. Altri due vicedirettori, a scrutinio segreto da Camera e Senato. Oggi i vicedirettori sono nominati dal Consiglio superiore di Bankitalia. In sostanza tutto il vertice diventa di nomina politica.

La relazione spiega che la posta in gioco è «evitare che attraverso l'indipendenza» di Bankitalia, «si possa esulare dal sistema di bilanciamento e controllo dei poteri tipico delle democrazie liberali».

Difficile prevedere che accoglienza avrà una proposta di questo tipo, varata in uno dei momenti più difficili per l'Italia, in termini di credibilità e di tenuta della finanze pubbliche.

Anche perché nella proposta c'è altro. Il Ddl vuole evitare che Banca d'Italia possa «operare le eventuali modifiche al proprio statuto, conferendo tale ruolo alla legge». In altre parole, le regole di Bankitalia devono dipendere dal Parlamento.

Un varco che può facilitare il controllo di Bankitalia, anche per quanto riguarda le famose riserve auree e gli utili. Nel 2018 l'utile netto è stato di 6,24 miliardi rispetto ai 3,9 del 2017. Di questi 5,7 sono già andati allo Stato.

Il governo ha appena deciso di incamerare il 100% degli utili della Cassa depositi e prestiti. La politica è a caccia di tesoretti. Quando sarà chiaro che non ci sono, potrebbero riprendere ricette drastiche, come l'uscita dall'euro, più facile con Bankitalia meno autonoma.

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