Bari, l'ultimo sospetto: falsificati i registri per nascondere errori

I documenti sui passaggi dei treni nel giorno della catastrofe sembrano manipolati

Bepi Castellaneta

Andria L'errore o gli errori che si sono tragicamente accavallati tra le due stazioni; le falle nella sicurezza su quei binari attraversati ogni giorno da decine di treni ma inspiegabilmente esclusi da qualsiasi apparato tecnologico; e poi i lavori fantasma, vale a dire la mancata realizzazione del raddoppio sulla linea ferroviaria nonostante la puntuale pioggia di denaro targata Bruxelles ma anche la regolarità delle autorizzazioni rilasciate nonostante un traffico ferroviario cresciuto a dismisura negli ultimi tempi; e infine l'ultimo sospetto, la possibile falsificazione dei registri ferroviari nel giorno della strage: sono questi i filoni dell'inchiesta avviata dalla Procura di Trani per fare luce sulla strage che martedì scorso ha macchiato di sangue le campagne di Puglia, tra Corato e Andria, un fazzoletto di terra arroventata da sole e punteggiata dagli ulivi dove due treni si sono polverizzati in uno scontro frontale che ha provocato 23 morti e 50 feriti. Un solo fascicolo, ma cinque spunti di indagine. Che è già approdata a una fase delicata dopo i primi avvisi di garanzia. Per questa mattina sono stati fissati gli interrogatori del capostazione di Andria, Vito Picarreta, e di quello di Corato, Alessio Porcelli, entrambi indagati insieme ad altre quattro persone. Ma quasi certamente ci sarà un rinvio: uno degli avvocati è impegnato in un'altra udienza mentre Picarreta ha problemi di salute: è ancora sotto choc per quanto accaduto, ha lasciato casa per spostarsi in un posto più tranquillo e lontano dai riflettori.

Nel frattempo gli investigatori continuano a leggere le carte. Compresi i registri di viaggio, su cui avrebbero notato qualcosa di poco chiaro nelle annotazioni riguardanti gli orari e il passaggio dei treni tra le due stazioni. Il sospetto, tutto ancora da verificare, è che qualcuno abbia manomesso i registri. Per coprire qualcosa o qualcuno. Intanto il pool della Procura di Trani sta approfondendo altri lati oscuri di quella che ormai pare una strage annunciata.

Tra i punti dell'inchiesta ci sono il binario unico e la mancata attivazione del sistema di controllo marcia treni (scmt) che avrebbe evitato la tragedia perché consente il dialogo tra i convogli. In queste ore gli inquirenti stanno tentando di ricostruire una lunga storia scandita da progetti, delibere, annunci. Tra cui spicca quello fatto dalla Regione Puglia giusto due anni fa, quando la giunta rese noto di aver sbloccato 80 milioni di euro provenienti da fondi Fesr per la sicurezza dei treni: una parte, 20 milioni e mezzo, era destinata a Ferrotramviaria, la società che gestisce il traffico sulle ferrovie del Nord-Barese dove i due treni si sono trasformati in un groviglio di lamiere.

Fatto sta che tra Andria e Corato la sicurezza dei passeggeri era invece affidata al filo del telefono. «Abbiamo acquisito le carte che riteniamo utili per l'inchiesta, adesso è il momento delle verifiche e dei riscontri», spiegano gli investigatori. Per questo a breve potrebbero scattare i primi interrogatori di persone informate sui fatti. Per capire come e perché sia stato perso tanto tempo per la realizzazione delle opere, rimaste imbrigliate in una matassa di burocrazia che adesso polizia e guardia di finanza intendono sbrogliare. Intanto, dopo essersi stretta attorno ai parenti delle vittime durante i funerali, ieri la gente di Andria ha voluto esprimere di nuovo il proprio cordoglio per i passeggeri che hanno perso la vita. In tanti hanno raggiunto il cimitero dove sono state sistemate le bare prima della tumulazione: alcuni hanno deposto un fiore, altri si sono raccolti in preghiera.

Nello stessa giornata, il piccolo Samuele ha lasciato l'ospedale: lui, otto anni, è riuscito a sfuggire a un tragico destino grazie a coraggio della nonna, Donata, che è morta abbracciandolo e facendogli scudo col suo corpo. Il bambino è stato dimesso ed è partito per Milano con i genitori.

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