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Baruffa tra Calenda e Conte sulle spoglie elettorali del Pd

Dem strattonati sul salario minimo da 5S e Terzo polo. E iniziano le rese dei conti per le sconfitte annunciate

Baruffa tra Calenda e Conte sulle spoglie elettorali del Pd

«Sei un adolescente capriccioso», dice Carlo Calenda a Giuseppe Conte. «Guardati allo specchio, l'adolescente sei tu», replica piccato quello.

La baruffa tra i due leader politici, che rimbalza tra social e studi televisivi, ha per oggetto una campagna politica di cui entrambi rivendicano la primogenitura - il salario minimo legale - ma ha per vero obiettivo un intento comune: provare a mettere in difficoltà il Pd (operazione non difficilissima, a dire il vero) di cui entrambi si contendono pezzi di elettorato. «È una competizione sugli stracci del Pd», chiosa brutalmente Ettore Rosato, dirigente della renziana Italia viva e quindi alleato di Calenda nel Terzo Polo. Si è alle ultime battute della campagna elettorale nel Lazio (dove il Pd è alleato coi terzopolisti a sostegno del candidato Alessio D'Amato) e in Lombardia (dove invece sta coi grillini che appoggiano Pierfrancesco Majorino), e i dem vengono strattonati da entrambe le sponde. Con la differenza che, mentre in Lombardia Conte punta a nascondere un assai probabile pessimo risultato della sua lista dietro la sconfitta del Pd, nel Lazio «noi rischiamo di essere penalizzati proprio dall'alleanza con i dem», ammette Rosato.

Il colpo d'avvio del match lo segna Calenda: «Dico al Pd: vogliamo fare una battaglia insieme, come centrosinistra? Facciamola sul salario minimo a 9 euro. Il Movimento 5 stelle è d'accordo. Chi non ha un contratto nazionale deve essere coperto dal salario minimo, lo dicono anche gli imprenditori che vivono la concorrenza sleale delle finte cooperative che pagano a cottimo». Il Pd resiste, secondo il leader di Azione, «perché ha la Cgil che non glielo farà mai fare, i sindacati vogliono tenere accentrata tutta la contrattazione». E siccome «di ideologico non ho niente, sono pronto anche a votare il salario minimo legale con i Cinque Stelle, che problema c'è? Facciamo un accordo adesso: Bonaccini, Schlein, Conte e anche chi ci sta nel centrodestra. Più siamo meglio è».

A Giuseppe Conte, però, salta subito la mosca al naso: «Ma che siamo su Scherzi a parte? Noi abbiamo da anni una proposta sul salario minimo legale, Calenda si sveglia ora? La sottoscriva e la voti». Lo scontro prosegue: il leader di Azione bolla le parole dell'ex premier come «una risposta da adolescente capriccioso: io sostengo il salario minimo da anni, la differenza è che Conte è stato premier, con due governi e maggioranze diverse, e non lo ha mai varato». Conte capisce che conviene abbassare i toni, e che in fondo l'importante è intestarsi una battaglia a spese del Pd, e quindi cambia registro: «Non facciamo polemiche. Calenda è d'accordo? Siamo d'accordo che non si può prendere meno di 9 euro l'ora? Benissimo, lavoriamo insieme, domani mattina». Tra i dem c'è irritazione: «È una manfrina da campagna elettorale contro di noi: 5S e Terzo Polo semplificano la questione per intestarsi una battaglia, giocando sul fatto che non siamo riusciti a far passare il salario minimo quando Andrea Orlando era ministro del Lavoro e Beppe Provenzano vice-segretario», dice una dirigente. «Calenda non sa di che parla - aggiunge un altro big Pd - perché a fare un furibondo ostruzionismo contro il salario minimo non è la Cgil, che sia pur con molti mal di pancia la ingoia, ma la Cisl. A cominciare dalla ex segretaria Furlan», oggi senatrice dem.

Andrea Orlando prova a sedare la rissa: «Sul tema esiste una nostra proposta articolata, depositata a inizio legislatura - dice al Giornale - Ma siamo disponibilissimi a concordare un testo comune e a lavorare subito insieme a M5s e Terzo Polo per portarla al voto nelle aule parlamentari, invece di perder altro tempo a discutere di primogeniture».

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