Guerra in Ucraina

Basta aggrapparsi solo ai cittadini ora tocca al governo decidere

Siete pronti? È solo una questione di giorni. Occhio alla colonnina di mercurio.

Basta aggrapparsi solo ai cittadini ora tocca al governo decidere

Siete pronti? È solo una questione di giorni. Occhio alla colonnina di mercurio. Stando agli ultimi dispacci (meteo) fra una manciata di settimane saremo già tutti nelle trincee dei nostri salotti - telecomando tra i denti e fronte madida di sudore - pronti a fronteggiare il nemico russo a colpi di condizionatore. «Preferite la pace o il condizionatore?», ha chiesto ieri agli italiani, con piglio militaresco, il comandante in capo Mario Draghi. Che hanno risposto - giustamente - con una mitragliata spernacchiante di battute, meme e fotomontaggi. Non perché il problema non sia serio, ma perché il quesito è mal posto: se l'Italia ha un problema di dipendenza energetica non è certo colpa degli italiani e non possono risolverlo da soli.

Di più: fa ridere - e innervosire - che uno Stato che non considera mai l'individualità dei propri cittadini, di fronte a una guerra di dimensioni continentali scopra improvvisamente l'importanza del singolo. Purtroppo una goccia in più del nostro sudore non metterà al riparo gli ucraini dalle bombe. Per questo la chiamata ai telecomandi per combattere la giusta guerra contro la Russia di Putin è risibile. Ma non è una voce dal sen fuggita. È la nuova weltanschauung europea: scaricare sui singoli cittadini la responsabilità di scelte che i governi non hanno il coraggio di accollarsi. Un continente drammaticamente senza esercito, ora vuole illudersi di militarizzare i più banali gesti quotidiani. L'appello di Draghi fa coppia con la dichiarazione di qualche giorno fa del commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager, che ha invitato i cittadini a farsi meno docce calde per fare un dispetto a Putin. Non è necessario avere confidenza con Sun Tzu o von Clausewitz per capire che siamo di fronte a una castroneria sesquipedale. Non vogliamo deludere le strategie belliche della Vestager, ma se limitiamo il numero delle docce - e in più spegniamo pure il condizionatore - a Putin non gli facciamo un baffo. Al massimo rompiamo olfattivamente le scatole al nostro vicino di scrivania, che inizierà a rimpiangere il distanziamento da Covid 19 senza occuparsi troppo di quello che succede qualche migliaio di chilometri più a est delle sue terga.


Questa guerra batteriologica non serve a nulla. Smettere di lavarsi non basta a pulire le coscienze di chi per anni - ostaggio dell'ambientalismo e dell'ecologismo più estremo - non ha fatto nulla per affrancare l'Europa dalla sua schiavitù energetica. Praticamente siamo passati dal futurismo marinettiano che vedeva «la guerra come igiene del mondo» all'idea strampalata che l'igiene sia la nuova arma per combattere la guerra. Speriamo solo che l'eco di queste proposte senza capo né coda non arrivi anche in Ucraina. Hanno cose troppo serie a cui pensare.

Non si meritano anche questo.

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