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"Basta soldi a pioggia. Ci vuole un governo amico delle imprese"

Berlusconi sposa l'appello di Confindustria. "Solo Fi parla il linguaggio delle aziende"

"Basta soldi a pioggia. Ci vuole un governo amico delle imprese"

Un «Grande Patto per l'Italia» che passi attraverso un piano di riforme strutturali e disinneschi nuove tentazioni stataliste. Ma soprattutto una brusca inversione di marcia che metta fine alla infinita raffica di «aiuti e bonus a pioggia».

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, su La Stampa, lancia un affondo che suona come musica alle orecchie di Forza Italia. Il riferimento non è certo casuale visto che Il Sole24Ore, in una dettagliata analisi, descrive la pioggia di bonus, ben 56, varati finora dal governo. Berlusconi, da Arcore, dopo aver proceduto alla nomina di Massimo Mallegni come nuovo commissario per la Regione Toscana, parlando con i suoi, mostra di condividere l'essenza stessa del ragionamento di Bonomi. «Ho fatto l'imprenditore per tutta la vita, ho costruito grandi aziende. Chi lavora e fa impresa sa perfettamente che l'Italia ha bisogno di un governo amico delle imprese come chiede il presidente Bonomi. Questo non significa un governo che distribuisca qualche mancia. Noi di Forza Italia siamo i soli nella politica italiana a parlare il linguaggio dell'impresa e quindi del lavoro. Dobbiamo continuare a chiedere un governo che assicuri negli anni condizioni di contesto nelle quali le imprese possano lavorare e tornare a fare utili. Questo significa un fisco favorevole, infrastrutture adeguate, riduzione del costo del lavoro, intervenendo sul cuneo fiscale, abolizione dei vincoli burocratici, e una giustizia che tuteli chi fa impresa e chi lavora».

Chi punta il dito contro la politica delle mance governative è anche Licia Ronzulli. «Cinquantasei bonus in due mesi, micro interventi che bruciano risorse ma che non produrranno alcun effetto sul medio lungo termine e ci restituiranno, quando saranno esauriti gli effetti, un'Italia uguale a prima, che non riesce a stare al passo con i competitori europei. È l'esatto contrario di quanto servirebbe all'Italia». Mariastella Gelmini si sofferma sulla mancanza di capacità progettuale. «La politica non è tutta uguale: Forza Italia ha chiesto che si discutesse da subito in Parlamento, impiegando anche il mese di agosto, del Recovery plan, che si attivasse la procedura per ottenere le risorse del Mes e si anticipasse la legge finanziaria all'estate. Tutte istanze cadute nel vuoto come anche i nostri inviti a dismettere la logica dei bonus a pioggia».

Giorgio Mulè sintetizza il j'accuse del presidente di Confindustria in un punto: «Manca la visione, lo slancio e un serio confronto. Abbiamo tentato in tutti i modi di dare al governo soluzioni concrete per affrontare la crisi in ogni settore con dossier articolati e impegni precisi. Di contro abbiamo sempre avuto porte fintamente aperte e orecchie chiuse».

Contro la logica dei «giri di tavolo a vuoto» si schiera Anna Maria Bernini. «Conte non ci ha chiamati, non abbiamo avuto alcuna richiesta di confronto sul decreto agosto. Stiamo lavorando al Senato per cercare di mettere in questo testo più politica industriale e meno politica dei bonus. Una politica errata e che tra l'altro esiste solo sulla carta visto che per essere attuata occorreranno una serie lunghissima di decreti attuativi».

Marco Marin, infine, sottolinea che «non è con i bonus e gli aiuti a pioggia che il nostro Paese può vincere la sfida del futuro. Servirebbe una strategia seria di politica industriale fatta di investimenti, infrastrutture, diminuzione del costo del lavoro e abbassamento della pressione fiscale.

Ma questo governo è nato per non permettere agli italiani di tornare al voto e trova il suo collante proprio nello statalismo e nell'assistenzialismo».

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