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"Basta con gli ultimatum Toti resti in Forza Italia e condivida le regole"

La capogruppo dei deputati azzurri: «Via al processo democratico, coinvolgiamo tutti»

"Basta con gli ultimatum Toti resti in Forza Italia e condivida le regole"

Milano Onorevole Gelmini, che cosa sta succedendo?

«Berlusconi è stato ancora una volta un innovatore e, grazie alla sua lungimiranza, è cominciato un percorso di apertura del partito a nuove proposte, alla società civile, ai ceti produttivi e a chi fa muovere il Paese. Allo stesso tempo è iniziata una discussione per darci nuove regole interne, che favoriscano maggior partecipazione. Nessuno deve temere questa fase e tutti devono parteciparvi con pari dignità. Berlusconi è il fondatore di Forza Italia ed è e sarà il leader: non era tenuto a seguire questa strada, ma l'ha fatto con generosità e noi abbiamo il dovere di raccogliere questa sfida. Se ci mettiamo di buzzo buono a scrivere le regole, non è difficile addivenire ad una soluzione unitaria».

È ciò che si propone di fare il board di cui lei fa parte insieme a Toti, Carfagna, Tajani e Bernini?

«Il nostro compito è quello di elaborare una proposta di modifica dello Statuto. Il punto di partenza è il coinvolgimento di tutto il partito: parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, dirigenti locali, nelle modifiche da apportare. È un lavoro serio che deve essere condiviso e nessuno ha la soluzione pronta preconfezionata».

Ma a mettere scompiglio è il solito Giovanni Toti, che evoca «operazioni gattopardesche» affinché tutto cambi perché nulla cambi. Cosa salta in testa a Toti?

«Ah questo non lo so, dovrebbe chiederlo a lui. Dico solo che Toti non può pensare di imporre le sue ricette. Mi sento di dirgli che il suo posto naturale è in Forza Italia ed è urgente adesso sederci tutti al Tavolo delle regole. Non servono forzature, serve credere in un percorso condiviso. Non si può procedere come fa Toti a colpi di agenzie e di ultimatum a Berlusconi».

Perché allora Toti parla di restaurazione e di Congresso di Vienna?

«Non lo so. Noi abbiamo avviato un percorso concreto di selezione democratica della classe dirigente, che passa necessariamente attraverso un Congresso. Non esistono rendite di posizione, tutti si devono mettere in discussione, e sono pronti a farlo».

Il problema è che Toti ha proposto di azzerare la classe dirigente e gli è stato detto di no?

«Il percorso di cambiamento non ha nulla a che vedere con il commissariamento dei coordinatori regionali o l'azzeramento della classe dirigente chiesta da Toti. Non si passa dai nominati di Berlusconi ai nominati di Toti. Si passerà dai nominati di Berlusconi agli eletti attraverso un processo democratico. Non mi pare che Toti sia stato eletto da qualcuno, per cui non spetta a lui imporre cambiamenti unilaterali o proporre soluzioni già confezionate».

Toti dice anche che bisogna cambiare e aggiornarne le idee. Ora ne è convinta anche lei?

«Ma ne siamo convinti tutti, però è stato sbagliato come ha fatto lui avanzare questi temi in campagna elettorale. Sentiamo tutti il tema della democrazia, affrontiamolo ora, è un passaggio obbligato. Ma non ci si arriva con un colpo di mano chiedendo l'azzeramento dei dirigenti via Facebook».

E la sua candidatura alle primarie?

«Io ho detto che se sono favorevole alle primarie e se ci saranno non mi tirerò indietro perché in tanti me l'hanno chiesto, ma, a differenza di Toti, penso che a decidere se ci saranno o meno e per quali ruoli, debba essere il consiglio nazionale e dovrà essere una scelta condivisa con Berlusconi. Con le imposizioni unilaterali si fa poca strada: credo nel percorso democratico che abbiamo intrapreso. Nessuno di noi si rassegnerà al declino di Forza Italia e non possiamo e non vogliamo stare fermi».

Ha senso stare ancora con Salvini?

«Ha senso essere coerenti con la nostra storia e con la storia del nostro leader che ha fondato il centrodestra, che è la nostra collocazione naturale e anche quella di Salvini».

Un errore che avete fatto?

«In questi ultimi mesi abbiamo parlato più di alleanze che di contenuti. Le nostre priorità devono essere lavoro, impresa, formazione e autonomia dentro un processo di unità nazionale. Gli elettori sono interessati ai temi concreti che riguardano il loro quotidiano, molto più che alle regole interne di partito.

Rimbocchiamoci le maniche, scriviamo insieme le regole e facciamo ripartire Forza Italia».

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