Di Battista anti Lega boicotta la "pace fiscale" di Salvini

L'ipotesi di un accordo coi giudici per rateizzare i 49 milioni. Dibba non ci sta: «Restituisca il maltolto»

Di Battista anti Lega boicotta la "pace fiscale" di Salvini

«È una sentenza politica, che ci sia qualche giudice politicizzato mi sembra evidente». E poi sul sequestro dei conti della Lega: «Il sequestro preventivo è una cosa bizzarra visto che fino a prova contraria si è colpevoli alla fine del giudizio. Comunque siccome stanno investendo tempo e soldi li avviso che non ci sono conti all'estero né fondi neri o gialli, non c'è una lira. Poi se devo rispondere anche delle guerre puniche me ne farò una ragione». Salvini dopo qualche giorno di tregua sul tema giustizia (ma «non mi ha telefonato Di Maio, non sono un genio ma decido da solo») torna all'attacco della magistratura che ha messo nel mirino la Lega. A partire dai conti del partito, sequestrati dalla Procura di Genova alla ricerca di 48 milioni di euro di rimborsi elettorali risalenti all'epoca Bossi-Belsito. La novità è che a rispondere per le rime a Salvini stavolta non è il Pd ma un «alleato» grillino, seppure in trasferta centroamericana, ovvero Alessandro Di Battista il semileader M5s in aspettativa dalla politica. Salvini deve restituire fino all'ultimo centesimo. «La Lega deve restituire il maltolto» attacca Di Battista, in collegamento dal Guatemala con Otto e mezzo - Se fossi un militante della Lega lo chiederei, perché quelli sarebbero anche soldi miei, dei militanti. Questo non ha nulla a che vedere con i processi politici. Le sentenze si rispettano». E poi ancora sui dubbi della Lega sul ddl anticorruzione partorito dal M5s: «Qualora la Lega dovesse provare ad annacquare la legge anticorruzione si sputtanerebbe e non credo che lo farà». Un attacco durissimo ma non inaspettato da Di Battista, esponente dell'ala sinistra grillina più insofferente all'abbraccio di governo con la Lega. E infatti è così che la legge Salvini, chiudendo il botta e risposta a distanza: «Se fossi in Guatemala passerei il tempo in maniera più ludica. Mi sa che è una roba interna ai Cinque stelle. Peccato che non sia in Parlamento, fosse in Parlamento e fosse ministro, come Luigi Di Maio con cui lavoro benissimo, probabilmente avrebbe tanto tempo per lavorare e meno per parlare».

La vicenda del sequestro dei conti della Lega riapre dunque la voragine tra Carroccio e grillini sulla questione giustizia e magistratura. Mentre gli avvocati sono al lavoro per cercare di arginare le conseguenze della confisca e il rischio che il partito debba chiudere baracca e riaprire sotto un'altra forma (ma Salvini smentisce: «Ci chiamiamo Lega e ci chiameremo Lega»). L'ipotesi sul tavolo sarebbe un sequestro dilazionato, un prelievo graduale di soldi che permetterebbe alla Lega di non interrompere le attività. Sarebbe questa la bozza di accordo trovata dai legali del Carroccio e i giudici della Procura titolari dell'inchiesta in un faccia a faccia ieri a Genova. Dopo l'incontro con i magistrati gli avvocati della Lega Giovanni Ponti e Roberto Zingari hanno partecipato a una riunione in via Bellerio per fare il punto della situazione e parlare proprio di questa modalità di esecuzione del provvedimento con cui il Tribunale del riesame del capoluogo ligure settimana scorsa ha confermato il sequestro dei 49 milioni d'euro. Salvini però non sembra dare credito a questa ipotesi circolata in ambienti parlamentari leghisti. «Ma che rateizzazione, non posso rateizzare quello che non ho» risponde il vicepremier a margine di un evento alla Fondazione Don Gino Rigoldi a Milano. Il segretario leghista ha ripetuto più volte che i milioni ricercati dai pm nella Lega non ci sono. «Da quando ci sono io i bilanci della Lega sono certificati non da uno ma da due società esterne. Poi se fai politica, se affitti sale, se attacchi i manifesti, se paghi la gente e fornitori senza avere favori dalle coop, i soldi li spendi».

Nessuna voglia di avere a che fare con l'ex tesoriere Francesco Belsito, condannato per truffa proprio sui famosi rimborsi che ora dovrebbe restituire Salvini, e che ha sfidato pubblicamente il leader leghista ad un confronto. «Le mie giornate sono talmente piene che parlare con un signore che i soldi li ha maneggiati, pare con estrema disinvoltura, lo fanno gli avvocati».

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