Tra bauli misteriosi e testamenti fantasma è rissa a casa Verdi

Mentre il Tribunale impone la divisione dei beni per quattro spuntano 5mila documenti inediti. Forse...

Tra bauli misteriosi e testamenti fantasma è rissa a casa Verdi

Doveva essere bruciato. Ora invece infiamma sia la curiosità degli studiosi sia l'interesse degli eredi. Giuseppe Verdi aveva chiuso a chiave in un baule i suoi scritti preparatori. Falstaff, Rigoletto, La Traviata e altre 9 delle sue 27 opere. Oltre 5mila fogli «di brutta» che alla sua morte il maestro aveva chiesto per iscritto di dare alle fiamme. Come a dire: «Vi basti la redazione definitiva degli acuti di Violetta, Fenton o dei duetti fra il Duca di Mantova e Gilda». E invece. Come spesso accade con i grandissimi, più che le ultime volontà si ascolta la curiosità degli epigoni e quel baule è rimasto a Villa Sant'Agata di Villanova sull'Arda.

Fra le campagne del piacentino dove il «contadino delle Roncole», divenuto ormai per tutti «il cigno», visse dal 1851, coltivando musica e campi che ancora oggi vengono seminati a frumento. E dove però da 13 anni il «prodotto» più coltivato è un melodramma dai suoni amari per la spartizione della sua fortuna fra i quattro eredi, i fratelli Carrara Verdi. Due di loro, Angiolo e Mercedes, ritengono che esista un testamento del padre, il notaio Alberto Carrara Verdi, che assegnerebbe, oltre alla parte legittima dell'eredità, anche la quota disponibile al fratello, l'unico erede maschio. Le altre due sorelle, Ludovica ed Emanuela, ritengono che il testamento non sia mai esistito e che quindi il patrimonio vada spartito per legge in 4 parti uguali. Corsi e ricorsi, primo, secondo e terzo grado, pardon terzo atto, tutto è finito sulla ribalta, sì, ma di un Tribunale che ha dato in prima istanza ragione al partito «del testamento», e in appello ha ribaltato la sentenza a favore della spartizione per legge, dato che il documento non è mai stato prodotto. Nel frattempo i beni di Verdi sono stati inventariati: 7 lunghi anni per catalogare, partiture, quadri, libri.

Ma non solo, anche i suoi celebri cilindri, il servizio da te ricevuto dalla Zar, i guanti con cui diresse nella chiesa di San Marco il Requiem ai funerali di Manzoni. Tutto inventariato, compreso il letto con copriletto di lino bianco trasportato alla villa dal Grand Hotel et de Milan, dove Verdi spirò il 27 gennaio 1901. Nel «catalogo» c'è anche il ritratto del maltese Lulù, «In memoria di un vero amico» come scrisse il maestro sulla tomba del cagnolino che riposa a villa Sant'Agata. Già, quella villa dove un tempo i 4 fratelli giocavano a nascondino fra le carrozze e il laghetto e dove oggi abita da solo il fratello in qualità di custode, in attesa di sentenza definitiva e dove una sorella fu allontanata qualche anno fa, a suon di ceffoni che valsero al fratello una condanna per lesioni. L'intrico della trama è decisamente verdiano, ma si tratta della 28sima opera «apocrifa» cui il Maestro non avrebbe mai voluto assistere. Anche perchè ora alla «forza del destino» degli eredi si aggiunge il giallo di questo baule che alcuni studiosi vorrebbero consultare per dare nuova linfa agli studi verdiani.

Ad interessarsi del caso anche una rivista specializzata e il Times di Londra. Due sorelle hanno dato il loro consenso alla consultazione di questi nuovi scritti: «Il baule esiste, l'ho esaminato un anno fa durante le operazioni di inventario del tribunale», spiega Emanuela. Eppure gli altri due fratelli non hanno nemmeno risposto alla richiesta degli studiosi. A fine gennaio sarà depositato l'inventario completo in Tribunale: «Il baule ne fa parte ed oggi non sono più tranquilla di come venga tutelato il patrimonio del maestro», chiosa Emanuela. Quindi, se fosse sparito, qualcuno dovrà risponderne.

Intanto la Cassazione deve ancora pronunciarsi sull'ultimo ricorso presentato avverso la sentenza d'appello che impone la spartizione di beni e villa in parti uguali fra i 4 fratelli. Manca solo l'ultimo atto di questa storia da melodramma. Otello per un fazzoletto uccise: qui è in ballo solo un baule. L'acuto è comunque assicurato.

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