«Da più di un anno e mezzo sono tormentato da una domanda: perché sono state riportate al Santo Padre queste false accuse?».
Il cardinale Angelo Becciu ieri ha parlato per 7 ore davanti al procuratore Alessandro Diddi, nel corso dell'interrogatorio nella 14esima udienza del processo in corso in Vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che ruota intorno alla compravendita del palazzo di lusso a Londra. E ha ribadito «con forza» la sua «assoluta innocenza» rispetto a quanto gli viene contestato indicando «alcuni eventi» che lo hanno «particolarmente turbato», dicendosi «dilaniato da un profondo dissidio interiore». Ha descritto la famosa udienza in cui Papa Francesco, il 24 settembre 2020, lo invitò ad abbandonare l'ordine cardinalizio perché accusato di peculato. «Il Santo Padre - scrive Becciu nelle dichiarazioni spontanee, 50 pagine - mi disse che in seguito a indagini svolte ad hoc Gli era stato riferito che le somme dell'Obolo di San Pietro da me inviate alla Caritas della mia diocesi di Ozieri erano servite ad arricchire i miei fratelli, in particolare mio fratello Tonino. Rrimasi senza parole. Ma lo storno dei 125 mila euro era l'unica accusa che mi faceva. Il Santo Padre mi disse espressamente che non ne aveva altre». Nelle dichiarazioni Becciu si concentra sulle singole contestazioni contenute nei capi di accusa che sono stati ipotizzati nei suoi confronti e cerca di chiarire i vari punti: dal ruolo del fratello Tonino nella cooperativa Spes, all'Obolo di San Pietro, agli investimenti durante i sette anni alla Segreteria di Stato nel ruolo di Sostituto, al rapporto con l'allora capo ufficio monsignor Alberto Perlasca, alle presunte agevolazioni a Cecilia Marogna. Sottolinea che il suo ruolo di sacerdote lo porta a perdonare, ma in ottemperanza a quanto chiesto da Papa Fracesco darà invece il suo contributo nell'accertamento della verità. Ribadisce che le somme che nei sette anni vennero elargite dalla Segreteria di Stato hanno avuto una destinazione caritativa.
Parlando poi del rapporto con la manager sarda Cecilia Marogna ha detto che non l'agevolò in alcun modo ad appropriarsi di somme di denaro, ma che con lei avviò solo una collaborazione professionale apprezzandone «la competenza in materia di geopolitica e di intelligence».
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