Alfano sposta all'Expo i poliziotti di frontiera del Friuli. E dopo le proteste della Serracchiani, ne riporta indietro solo 7.
O il numero due del Pd (e presidente del Friuli Venezia Giulia) politicamente ha il peso che può avere un fico secco ad un pranzo di matrimonio, oppure gli impegni presi dal leader di Ncd sono bufale a consumo immediato. Come che sia, il conto lo pagano gli italiani. In particolare, i friulani. Con loro, nei giorni scorsi, il titolare del Viminale era stato chiaro, assicurando che mai e poi mai si sarebbe verificato quanto paventato dalla più renziana tra i governatori: lo smantellamento dei controlli ai confini. «Una preoccupazione - scriveva a metà aprile Debora Serracchiani in una lettera inviata a Roma - condivisa e diffusa: il Friuli è una porta d'ingresso terrestre nel nostro Paese come lo è il mare per il Sud. Eppure, il totale degli agenti da trasferire temporaneamente in Lombardia dimezzerà il comparto della Polizia di Frontiera sui versanti italo-austriaco e italo-sloveno». In realtà, l'allarme era stato lanciato due settimane prima dal Coisp, numeri alla mano: «Circa il 10% dei quasi 700 operatori di confine sarà aggregato agli aeroporti della Lombardia per tutta la durata dell'Expo». Una scelta, sottolineava dal Sap Adriano Vuerich, «che arriva nel giorno in cui vengono annunciate alla stampa pattuglie miste italo-austriache a Tarvisio, che ha un organico di 58 unità e dove, di conseguenza, non si sarà più in grado di garantire il servizio per l'intera giornata».
Un problema non da poco, se si considera che nel corso del 2014 ai valichi di Trieste, Gorizia e Tarvisio la Polizia di Frontiera ha fermato 1.812 stranieri che cercavano di introdursi clandestinamente in Italia, arrestando 202 persone e denunciandone altre 2.226 perché ritenute responsabili di reati contro il patrimonio, di traffico di droga e armi, di violazioni alle leggi sull'immigrazione. Cifre per sfuggire alle quali, nelle ore delle tragedie in mare, Alfano rassicurante scriveva alla preoccupata Serracchiani: «I dispositivi di controllo delle frontiere nordorientali non saranno indeboliti: gli organici saranno reintegrati». E lei, l'indomani, rassicurata: «Soddisfatti della risposta. Non vogliamo creare allarmismi né fare campagna elettorale: ci interessa la sicurezza delle nostre frontiere».
Come volevasi dimostrare, le cose andranno esattamente al contrario. Con nota del ministero dell'interno, da domani ritorneranno in Friuli ben 7 poliziotti. Roba che a quelli dell'Isis già tremano i polsi. «Trieste manderà a Milano 3 agenti in meno di quanto inizialmente previsti, Tarvisio e Gorizia 2 a testa», confermano dal Sap, sconsolati ma arrabbiati: «È l'ennesima presa in giro che schiude la via a rischi enormi, dal momento che adesso è più facile che eventuali terroristi decidano di entrare in Italia a bordo di un Suv piuttosto che di un barcone».
Dito puntato, manco a dirlo, contro il Viminale: «O Alfano parla per spot, oppure l'apparato ignora le sue direttive. Un chiarimento è doveroso». Finora nessuno s'è fatto sentire. Tace Alfano, ha perso la penna Debora Serracchiani. Staranno organizzando la difesa dei confini patri a Caporetto?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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