Luigi Guelpa
Dai fatti di Kerala a oggi sono trascorsi 1533 giorni, ma l'odissea dei due marò italiani sembra non conoscere la parola «fine». Ieri mattina la Corte suprema dell'India si è pronunciata estendendo la permanenza in Italia, per motivi di salute, di Massimiliano Latorre fino al 30 settembre di quest'anno, e fissando una nuova udienza per il 20 settembre 2016 alle ore 15. Ciò significa che il fuciliere della Marina potrà rimanere nella sua casa di Taranto fino al termine dell'estate. Sembrerebbe una buona notizia, ma lo è soltanto all'apparenza, perché New Delhi non fa altro che mostrare i muscoli. Si è trattato da una parte di un passaggio obbligato, poiché il 30 aprile scadeva l'autorizzazione concessa dai giudici al fuciliere di origini pugliesi dopo l'ictus che lo colpì nel settembre del 2014, ma è altresì una «proroga» per eludere una sentenza del Tribunale internazionale del diritto del mare. L'organo con sede ad Amburgo, che dirime i contenziosi nelle acque internazionali, si era pronunciato il 24 agosto 2015 ordinando infatti a Italia e India di sospendere qualsiasi procedura e astenersi dall'avviarne altre. A quel punto l'Italia aveva depositato (lo scorso 12 dicembre) al Tribunale arbitrale dell'Aja la richiesta di misure provvisorie, tra le quali l'autorizzazione per l'altro marò, Salvatore Girone, a tornare in patria e restarvi per tutta la durata della procedura in svolgimento nella capitale olandese.
La Farnesina attraverso una nota ufficiale ha risposto per le rime a New Delhi ricordando che la giurisdizione indiana «è sospesa in virtù dell'arbitrato internazionale» presso la Corte dell'Aja. «L'Italia - si legge inoltre - conferma di riconoscersi nell'Ordine del Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare» e chiede anche «il rientro del fuciliere di Marina Salvatore Girone e la sua permanenza in Italia fino alla fine della procedura arbitrale tra Italia e India». Secondo la Farnesina la decisione su Girone è attesa dall'Aja per la prossima settimana e servirà a fornire maggior chiarezza sulla legittimità delle condizioni di detenzione dei due militari, attualmente in libertà provvisoria dietro cauzione. Persino il rappresentante legale del governo guidato da Narendra Modi, Ranjit Kumar, è apparso perplesso, ricordando in una nota alla Corte Suprema che «la giustizia indiana deve ritenersi sollevata da qualsiasi deliberazione». Il destino di Latorre e Girone è legato ormai al processo aperto presso la Corte permanente di arbitrato dell'Aja (Cpa). Il laborioso processo giurisdizionale si estenderà almeno fino all'estate del 2018. Sperando che l'India non faccia slittare le tappe del lungo calendario presentando eccezioni o avvitandosi su cavilli vari.
In campo politico il pronunciamento di New Delhi viene visto dal Pd come un «patetico tira e molla di chi non ha alcun
diritto di emettere sentenze», ma il deputato di Forza Italia Elio Vito invoca «serietà, in attesa delle decisione del Tribunale internazionale dell'Aja al quale il governo Renzi si è purtroppo rivolto con grave ritardo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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